Fonte: Pierpaolo Spettoli per IL GAZZETTINO


Straripante per buona parte della stagione con tanto di sei sigilli e di rinnovo del contratto fino a giugno 2018, poi invece relegato ai margini dell’undici titolare. Per Nicola Petrilli non è un periodo facile: la riprova è arrivata domenica quando a cinque minuti dalla fine, con i giochi purtroppo ormai fatti a favore della Giana Erminio, è stato mandato sul terreno di gioco. «Sono entrato a freddo, eravamo sotto 2-0. Non dico che sia stato inutile perché quando entri in campo devi dare sempre il massimo, però sicuramente potevo fare ben poco». Il pensiero va subito all’occasione sciupata dalla squadra in chiave play off. «Siamo tutti amareggiati e delusi perché era una grande opportunità e ce la siamo mangiata. Non è ancora detto niente, dato che la matematica non ci condanna, anche se è più difficile di prima. Vediamo cosa succede. C’è comunque la consapevolezza di avere disputato un girone di ritorno alla grande e forse se iniziavamo prima a pensare di essere una squadra forte, potevamo toglierci senz’altro più soddisfazioni. Però il calcio è fatto di episodi e di ogni singola partita, e se non le affronti tutte con la stessa testa, fai questa fine qui».

Spostando l’attenzione sulle sue prestazioni, ultimamente le cose non sono andate sempre per il verso giusto. «Fino a febbraio ho sempre giocato, poi da lì in avanti non so cosa sia successo. L’allenatore ha le sue idee e ha fatto le sue scelte, e bisogna rispettarle perché anche questo è essere dei professionisti. Quindi va bene così, adesso finiamo al meglio il campionato e per l’anno prossimo vediamo». Paradossalmente proprio dopo aver firmato a fine gennaio il prolungamento del contratto è iniziata la sua parabola discendente, senz’altro non voluta da parte sua. «Ci mancherebbe, anzi. Il rinnovo del contratto doveva essere uno stimolo ulteriore, e invece… Fisicamente posso anche avere avuto qualche calo, ma non penso che duri tre mesi. Di sicuro sono stato penalizzato dalle scelte dell’allenatore. Giocare cinque o dieci minuti, poi non entrare per tre-quattro partite, non è facile. Va comunque bene così».

«Io mi tengo quello che ho fatto perché ne sono soddisfatto, anche se potevo indubbiamente fare qualcosa di più se l’annata fosse continuata come nei primi sei mesi. Anche questo però fa parte del gioco, e guardiamo avanti». Fa parte della vecchia guardia che ha contribuito l’anno scorso al ritorno dei biancoscudati nei professionisti, e ha appunto altri due anni di contratto. Questo per dire che la società crede sempre molto in lei. «Mi ha sempre voluto bene e mi ha sempre lodato anche in questi momenti nei quali gioco meno: mi riferisco alla famiglia Bonetto e al presidente Bergamin, c’è un’intesa fantastico con loro. Anche con la moglie del presidente c’è un rapporto di stima e di rispetto reciproco che va al di là del campo. Da questo punto di vista sono tranquillo e non ho alcun problema, però è normale che uno come me voglia giocare perché non sono più un ragazzino e non posso perdere annate come è stato nella seconda parte di questa stagione».