Dopo la trasmissione di lunedì su Telenuovo e le dichiarazioni dell’Ad Bonetto, riassunte in questo servizio del Tg Biancoscudato oggi l’argomento nuovo stadio occupa molto spazio nei quotidiani locali padovani.

Fonte: Stefano Edel per Mattino di Padova

Come un prestigiatore che estrae dal classico cappello un coniglietto vivo e vegeto, Roberto Bonetto, amministratore delegato del Calcio Padova e fondatore (insieme a Giuseppe Bergamin) della nuova società biancoscudata nel luglio 2014, negli studi di Telenuovo, lunedì sera, durante la trasmissione “Biancoscudati Channel” condotta da Martina Moscato, ha tirato fuori all’improvviso il progetto del nuovo stadio Euganeo, mostrandolo a tutti. Ed è stato subito prodigo di indicazioni e chiarimenti, non nascondendosi comunque le difficoltà di arrivare a realizzare quello che, da adesso in poi, diventerà il “sogno” del popolo biancoscudato, riqualificando completamente l’area di Padova ovest, dove oggi l’Euganeo appare come una cattedrale nel deserto.
Modello Juventus Stadium. «La settimana scorsa abbiamo incontrato il sindaco Bitonci», ha rivelato Bonetto, «ribadendogli la necessità di avere una casa per il settore giovanile del Padova. C’è un’area di 125mila metri quadri attorno allo stadio di proprietà del Comune: terreno destinato ad uso sportivo e parchi. L’articolo 30 delle norme tecniche di attuazione definisce gli standard di ciò che può essere fatto all’interno. La nostra idea è di costruirvi un parco commerciale che guarda su corso Australia, sfruttando un’area di 25mila metri quadrati; in più una di 24mila per strutture alberghiere e una di 18mila metri per strutture residenziali. Lo stadio, che verrebbe realizzato ex novo dopo aver abbattuto l’esistente, avrebbe una capienza di 22.000 posti a sedere: intorno, in quella zona di terreni coltiva- ti che si affaccia su via Due Palazzi, ci starebbero 5 campi da calcio, di cui 2 in erba sintetica, più 2 da calciotto, un palazzetto dello sport, una piscina coperta, una foresteria e un centro medico, oltre a tre blocchi residenziali». Chi ha steso materialmente il progetto è l’architetto romano Davide Stolfi, che ha rapporti con l’azienda di Bergamin (la Sunglass) e lo studio “Ai Engineering”, che ha contribuito ad erigere lo Juventus Stadium a Torino. «Chiaro che questa è un’impostazione di massima», ha chiarito l’amministratore delegato. «Anche per la viabilità si sta valutando, in questo piano, come agire. Ora si tratta di verificare lo stato di fattibilità dal punto di vista finanziario. L’impegno economico? Un’ottantina di milioni di euro per l’intera operazione: non sono pochi, ma parliamo di un investimento privato e non pubblico. L’amministrazione comunale dà in concessione d’uso l’area per un tot numero di anni, il resto lo fa chi investe».
Stadio autofinanziato. Bonetto ha detto esplicitamente che si procederà per step, ovvero un gradino alla volta. «Il nuovo Euganeo deve saltar fuori dal centro commerciale, anzi dal parco, che permette di avere più metratura di vendita perché evita la cosiddetta galleria», ha specificato. Cosa significhi è presto detto: «Vediamo se troviamo l’interesse, cito degli esempi, di un Decathlon, un Trony o di grandi negozi di scarpe, ognuno con il suo ingresso indipendente. Realtà di 4-5.000 metri quadrati l’una. Il 60-70% del ricavo di tale parco ci assicurerebbe i soldi per lo stadio (25-28 milioni di euro?, ndr), il resto lo stiamo valutando». Detto che l’investitore ci sarebbe già, ed è un veneto (ma ne parliamo più diffusamente sot- to), «i tempi di risposta di chi ha manifestato concreto interesse non dovrebbero superare i 10-12 giorni, quindi al massimo avremo un “sì” o un “no” entro l’ultima settimana di febbraio. Se i due/terzi dello stadio verrebbero assicurati dal nostro finanziatore, il rimanente terzo potrebbe essere garantito dall’azionariato popolare o con una campagna fra i tifosi all’in- segna dello slogan “Comprati il tuo posto”».
Dal “via libera” appena 18 mesi. Se davvero tutto dovesse materializzarsi con nomi e passaggi precisi (palazzetto dello sport e piscina, ad esempio, potrebbe- ro essere finanziati dalla Regio- ne o dal Coni), quanto tempo servirebbe per buttare giù l’Euganeo e realizzarvi sopra il nuovo impianto? «Una volta espletate tutte le formalità», la risposta dell’a.d., «basterebbero 18 mesi. Così ci è stato garantito dalla società che costruisce. Lo stadio sarebbe un piccolo grande sogno, un catino tutto chiuso, con colori bianco e rosso, il campo sarebbe in sintetico moderno e di ultima generazione».
Progetti in parallelo. Ma come la mettiamo con il Plebiscito? «Sono due progetti che vanno avanti in parallelo», la puntualizzazione di Bonetto. «Ognuno ha una sua vita. Il Plebiscito può essere la casa del Calcio Padova per un certo numero di anni in attesa di una concretizzazione del nostro progetto. Qui parliamo di un investimento di più di 40 anni. Ci potranno essere diversi finanziatori, anche se la trave portante è quella dello stadio». E i rapporti con Zed? «Si potrebbero programmare i concerti senza troppi problemi a ridosso delle partite. Ho parlato con lui, c’è una disponibilità a trovare un’intesa».  Insomma, da oggi la sfida è lanciata. Una sfida che potrebbe proiettare Padova ai vertici nazionali per eccellenza di strutture sportive e stadi.

Fonte: Stefano Edel per Mattino di Padova

C’è un finanziatore ed è veneto

L’identikit dell’investitore pronto a scucire una vagonata di milioni per concretizzare il progetto del nuovo Euganeo e riqualificare l’intera area intorno allo stadio è tracciato dallo stesso Roberto Bonetto. Ad un certo punto del suo intervento televisivo, l’a.d. del Calcio Padova si è lasciato scappare, a precisa domanda (Avete qualcuno pronto a darvi una mano?): «Certo, è un imprenditore veneto. È uno che parla dialetto ed è più vicino di quanto si pensi…». Nessun nome, ovviamente.
Ma chi è disposto a farsi carico di una mega-operazione del genere, con 80 milioni di euro da mettere sul piatto per il buon esito della stessa? Il primo “candidato” preso in considerazione, anche dagli stessi proprietari della società biancoscudata, è stato Francesco Canella, il fondatore della catena di supermercati Alì, che proprio in questi giorni ha celebrato il miliardo di fatturato raggiunto con i suoi punti-vendita nel 2015. «È vero, sono stato avvicinato da Bonetto e Bergamin», ha detto ieri l’84enne imprenditore padovano, festeggiato recentemente dai suoi 3.250 dipendenti con l’acquisto di una pagina sui quotidiani locali per il suo compleanno. «Ci siamo visti a novembre, se non ricordo male, e mi hanno reso partecipe della loro idea di costruire un nuovo stadio, più piccolo rispetto all’attuale, con annessa cittadella commerciale intorno. Ho risposto che non sono interessato e, se devo essere sincero sino in fondo, vedo il progetto di difficile realizzazione per gli alti costi che comporta».
Il “no” di Canella spinge, allora, a spostare l’attenzione verso l’Alta Padovana e qui salta fuori un personaggio dalla potenza economica indiscussa: Ennio Doris, 75 anni, di Tombolo, fondatore del Gruppo Mediolanum, attivo nel settore della finanza e del risparmio. Attualmente ricopre il ruolo di presidente di Banca Mediolanum SpA, di consigliere di Mediobanca SpA, Banca Esperia SpA e Fondazione San Raffaele del Monte Tabor e vanta un patrimonio stimato di 1,7 miliardi di dollari.
Perché il suo possibile coinvolgimento? Perché un mese fa, nel corso di una riunione del Cda del Padova, è stato approvato un piano di finanziamento a medio termine proprio con Banca Mediolanum della durata di tre anni, utile «a garantirci una maggiore solidità economica», come ebbe modo di spiegare lo stesso a.d. al termine. Insomma, il Calcio Padova ha chiesto una mano e l’ha ottenuta. E se adesso lo stesso Doris fosse interessato a fare il Mediolanum Stadium, visto che chi costruirà l’impianto in zona Montà con ogni probabilità lo sponsorizzerà pure? Basta aspettare un paio di settimane e sapremo.