Estratto Fonte: Francesco Cocchiglia per  IL MATTINO DI PADOVA


Marco Cunico, atto terzo. Domenica pomeriggio il campionato di Lega Pro si chiude con un incrocio carico di ricordi, tra il direttore sportivo del Lumezzane e il suo recente passato. Dopo aver calcato l’Euganeo prima da giocatore e poi, nei primi mesi di quest’anno, da dirigente, Cunico non sarà un semplice “ex”: a 39 anni è l’emblema della rinascita biancoscudata post-fallimento, il trascinatore in Serie D e l’uomo-simbolo del primo anno nei “pro”. E non sarà un avversario come gli altri. «È una sensazione surreale», le sue parole a due giorni dalla partita. «Tornare a Padova ti fa un effetto strano, non facilmente descrivibile: le ultime volte che sono venuto a vederlo all’Euganeo, mi sono accorto di saltare in piedi sul seggiolino ad ogni azione, come se avessi ancora addosso la maglia biancoscudata. Ora che me ne sono andato, posso dirlo: mi sento più padovano che vicentino». Com’è stata fin qui la sua prima esperienza da ds? «Una palestra in tutti i sensi, mi sono ritrovato a gestire le situazioni più disparate. Un cambio di allenatore dieci giorni dopo il mio arrivo, uno spogliatoio che ha visto tre allenatori e due direttori in un solo anno, il malumore di chi se ne voleva andare a gennaio, la necessità di fare un mercato molto diverso da quello del Padova. Soprattutto a livello di gestione, è un esercizio continuo».

[…]

Avendo lavorato per mesi a fianco del d.g. Zamuner, ha visto nascere questo Padova. Come si spiega la sua involuzione? «La flessione è accentuata dai risultati: se con l’Ancona avessero segnato il 3-1, si sarebbe parlato di tutt’altro. Ad inizio anno, quando i primi risultati non erano eccellenti, non è che il Padova avesse accusato una flessione, doveva proprio diventare squadra. Quando si è sbloccato, ha raggiunto ciò che voleva l’allenatore, un team di carattere e sostanza. Quello di adesso, perciò, è il primo calo della stagione ed è fisiologico che in un anno possa capitare».

[…]

Quante chance dà ad Altinier & C. di arrivare, per esempio, alla final four di Firenze? «Se riescono a passare il turno preliminare ricompattandosi, hanno grosse possibilità di giungere in fondo. Credo che alla final four arriveranno solo squadre forti, non penso che ci saranno sorprese: da un certo punto in poi saranno i valori a contare, il Padova se la può giocare con tutte». Ha vissuto questi tre anni quasi al fianco di Bonetto e Bergamin, dalla nascita della società ad oggi: che futuro vede per il club biancoscudato? «Hanno un bene comune, il Padova: sapranno loro cos’è meglio fare, ma hanno troppo a cuore questi colori per fare qualcosa che ne comprometta la crescita. Sono due persone diverse, ma molto intelligenti: non ho mai pensato che non andassero avanti insieme, ho sempre visto un binomio che ha funzionato. Sarà il tempo a dircelo».