Estratto Fonte: Stefano Volpe per Mattino di Padova


«Padova, che piacere! Sono felice per due cose: che la squadra stia tornando a galla e che la città abbia un grande sindaco». La voce dall’altro capo del telefono è sincera e discreta come sempre. I ricordi sono lucidi e intrisi di nostalgia per un pezzo di storia che, per quanto dolorosa, resterà sempre nel cuore dei tifosi biancoscudati. La voce è quella di Mario Colautti, allenatore dell’epoca d’oro del Padova e dell’Appiani, alla guida allora di una delle squadre più belle e sfortunate che si ricordino. […] Riassunto brevissimo: stagione ’90/91, Colautti è il mister di una squadra di campioni (Benarrivo, Albertini, ecc. ), il cui sogno promozione in Serie A si infrange a Lucca, all’ultima giornata.”Lasciamo perdere, va’…”, storce la bocca Colautti, sostenendo, come in altre occasioni, che non fu tutto limpido in quel finale di stagione. «Mi resta l’orgoglio di tante persone che ancora adesso dicono che fu uno dei Padova più belli di sempre. Può sembrare una piccola cosa, ma per un vecchio friulano àncorato ai valori come me ha un grande significato. Conservo ancora un legame con qualche giocatore, ogni tanto mi sento con Di Livio e Galderisi. E poi l’Appiani, che atmosfera magica! Era speciale entrare in campo, con attorno una bolgia ed al mio fianco una persona che adoravo come Lello Scangnellato». Una delle prime cose che ci ha detto, spontaneamente, è stata sull’elezione a sindaco dell’ex presidente Sergio Giordani. «Ammetto che ho tifato per lui quando ho saputo che era candidato. Quando una persona è capace e per bene, merita il meglio. Non l’ho più sentito, ma sono sicuro che ha la stoffa per ricoprire un ruolo così importante». Ci ha detto anche di essere felice per il campionato che sta disputando il Padova: «Eccome! Seguo sempre la squadra, non riesco a vedere le partite ma tifo per i biancoscudati. Sono molto fiducioso, Bisoli è l’allenatore giusto, d’esperienza, che non mollerà la presa sino alla fine. Padova non merita di stare in C, soprattutto per il pubblico che ha. Uno dei più affezionati e competenti che abbia mai incontrato».