Fonte: Francesco Cocchiglia per Mattino di Padova

Sarà per quel cognome curioso, sarà probabilmente più per il primo gol siglato all’esordio con la Feralpi, che si è subito guadagnato le simpatie dei tifosi. Claudio Sparacello è tutto qui, in quel cognome che in siciliano connota un ortaggio simile ai broccoli, con una punta di dolcezza e un po’ di gusto amarognolo. Quasi un presagio del destino, che dopo tanti bocconi amari, domenica scorsa, finalmente gli ha regalato la prima gioia da calciatore. “Sapete, io vengo da Palermo”, si racconta il bomber ventenne arrivato dal Trapani, «ed è lì che comincia il mio percorso. Giocavo per le strade, a scuola, in casa, bastava che ci fosse un pallone ed era fatta. Ma io e mio fratello Daniele, che ha 11 anni più di me, avevamo il brutto vizio in casa di rompere tutto a pallonate, dalle porte ai soprammobili, e fu mia mamma a portarmi a giocare in una squadra vera, quando avevo 5 anni». E dall’Eurocalcetto di Palermo prende il via un lungo viaggio. «In quella squadra si cominciava a giocare all’età di sei anni,io ne avevo cinque ma ero comunque il più alto di tutti e venni inserito nella squadra dei ragazzi che avevano due anni più di me. A 11 anni, invece, mi prese il Palermo. E devo dire la verità: forse per il fisico che avevo, in quegli anni giocavo centrocampista, davanti alla difesa. Fu in una partita contro la Reggina, nei Giovanissimi Nazionali, che mister Dario Golesano decise di provarmi attaccante: feci due gol, e non mischio dai più da quel ruolo». Ma dopo le prime gioie, fu forte la botta presa in faccia quando i rosanero gli chiusero la porta. «Il rapporto col Palermo finì perché la società decise di darmi via, mi svincolarono e andai in Serie D. Avevo 16 anni, e fu un trauma andar via di casa: non mi vergogno a dirlo, mi ritrovai in aeroporto da solo con in mano un biglietto per Ancona, e mi misi a piangere. In quel momento sentii davvero lo stacco da casa, e da Palermo. Se non altro, la stagione andò bene e a gennaio mi chiamò il Torino: andai lì a giocare nella Primavera». Un’altra grande possibilità presto sfumata, perché nemmeno i granata decisero di puntare su di lui. «Tornai di nuovo in Serie D, facendo un buon campionato. Ma soprattutto, l’anno scorso, ebbi la fortuna che Gentilini, che era stato il mio mister ad Ancona, mi chiamò per fare il Torneo di Viareggio con la Rappresentativa: mi misi in mostra con tre gol, e a giugno mi volle il Trapani». Ed eccolo qui, dopo le prime presenze in Serie B e la decisione di sbarcare a Padova per cercare maggiori possibilità di giocare. Claudio Sparacello nella sua vita ha ricevuto tante delusioni, che stavolta, è riuscito a mandar giù. «Molta gente in passato non ha creduto in me, ma adesso mi sto prendendo le mie soddisfazioni. Grazie al mio procuratore e grazie al ds De Poli sono arrivato a Padova: ho fatto la scelta migliore. Domenica sono andato a esultare sotto la curva, perché quand’ero piccolo andavo anche io in curva al Barbera: veder segnare Toni e Brienza mi metteva un’adrenalina incredibile, e pensare che adesso sia io a fare questo effetto, mi fa impazzire». Un’altra grande possibilità presto sfumata, perché nemmeno i granata decisero di puntare su di lui. Ed eccolo qui, dopo le prime presenze in Serie B e la decisione di sbarcare a Padova per cercare maggiori possibilità di giocare. Claudio Sparacello nella sua vita ha ricevuto tante delusioni, che stavolta è riuscito a mandar giù. «Molta gente in passato non ha creduto in me, ma adesso mi sto prendendo le mie soddisfazioni. Grazie al mio procuratore e grazie al ds De Poli sono arrivato a Padova: ho fatto la scelta migliore. Domenica sono andato a esultare sotto la curva, perché quand’ero piccolo andavo anche io in curva al Barbera: veder segnare Toni e Brienza mi metteva un’adrenalina incredibile, e pensare che adesso sia io a fare questo effetto, mi fa impazzire».