Fonte: Francesco Cocchiglia per IL MATTINO DI PADOVA


Quanto è diverso il derby di oggi da quello di un girone fa! Il Cittadella era secondo dietro al Bassano, il Padova ottavo e tramortito dai due schiaffi ricevuti all’Euganeo dal Sudtirol. In casa biancoscudata il clima, oggi, è completamente differente, e le speranze di vivere un
derby diverso, domenica prossima, poggiano innanzitutto sulla convinzione, più o meno corretta, di non essere riusciti quella sera a
giocarselo sino in fondo. Rispetto al Padova che si presentò al Tombolato ad inizio ottobre, quello che Pillon sta studiando per affrontare la capolista avrà probabilmente quattro volti nuovi: Sbraga e De Risio, innanzitutto, i nuovi acquisti che nelle ultime gare hanno contribuito a dare una marcia in più. Ma soprattutto Favalli e Neto Pereira, i grandi assenti del match d’andata pronti, stavolta, a dire la loro. Del 4-2-3-1 di allora, quello di Parlato, è rimasta solo l’impostazione di base: con Ilari e Petrilli sulle fasce, con l’avanzamento di un’altra punta a sostegno dell’allora unico attaccante, e con quei piccoli accorgimenti difensivi che fanno, eccome, la differenza, il tecnico trevigiano ha rimesso in carreggiata una formazione che troppe volte, nel girone d’andata, era scivolata sul più bello. E Cristian Altinier, l’unico insieme a Totò Di Nardo in grado di potersi vantare di aver segnato nel derby con entrambe le casacche, non nasconde che adesso, per la squadra, l’attesa è molto meno “pesante” di allora. «Sì, vogliamo prenderci la rivincita», annuncia l’attaccante biancoscudato a tre giorni dalla sfida. «Quello attuale è un Padova rinforzato, una squadra che dal mercato di gennaio ha ricevuto giocatori di qualità. Credo che la squadra di oggi sia più forte di quella di ottobre, ma non è con le parole che deve dimostrarlo». Anche psicologicamente è un Padova che sta meglio? «Dopo la partita con il Sudtirol, e quindi anche quella con il Cittadella, eravamo entrati in un vortice dal quale abbiamo faticato ad uscire, una spirale negativa in cui non avevamo più certezze, nè più sicurezze e le distanze in campo. Adesso, però, siamo più quadrati, più compatti, quando scendiamo in campo sappiamo quello che dobbiamo fare. La prima cosa, innanzitutto, è far tesoro degli errori di quella sera». Dove costruirono, i granata, la vittoria dell’andata? «Il Cittadella aveva avuto il pallino del gioco nel primo tempo, e per come aveva giocato meritava di vincere: noi avevamo fatto fatica a metterlo in difficoltà, eravamo troppo bassi per pensare di creare pericoli. Ma all’inizio del secondo tempo qualcosa era cambiato: eravamo entrati bene, avevamo ripreso la partita su rigore dopo aver avuto un altro paio di occasioni con Bearzotti e Mazzocco, c’era la sensazione che la squadra potesse far loro del male. Dopo l’1-1, tuttavia, e dopo aver fallito un’altra buona chance in contropiede, prendemmo gol su un calcio piazzato (e a segnarlo fu quel Pascali che domenica potrebbe non essere dei titolari, ndr) e da lì in poi, complice l’espulsione di Fabiano, non ci fu più partita». Avete capito, quindi, dove migliorare? «Con un po’ più di attenzione almeno un punto l’avremmo potuto portare a casa: con l’intensità che abbiamo adesso, con la compattezza che abbiamo dimostrato nelle ultime settimane, e con il pubblico a nostro favore, possiamo crederci. A distanza di un girone, già avere a disposizione un giocatore come Neto fa una certa differenza: giocare con tutte le nostre armi, o quasi, a disposizione è un’altrastoria». Da ex, invece, lei come vive l’attesa del match? «Ho segnato sia con la maglia del Cittadella che con quella del Padova, ma cerco sempre di ragionare di squadra: l’importante è che domenica arrivi la vittoria biancoscudata, e non importa chi sarà a buttarla dentro. Il Citta sta facendo un grande campionato, ma anche se sono un ex non mi interessa, io preferisco guardare in casa mia».