Estratto Fonte: Mattino di Padova


Ritratto di Massimo Pavanel (…), il 53enne nuovo allenatore del Padova (…). “Devo molto ai miei genitori, papà Amorino e mamma Ottorina, mancata il 5 maggio dello scorso anno. Primo di due fratelli, sono sempre stato incoraggiato a fare quello che mi sentivo. (…)  Dopo aver preso il diploma al liceo Scientifico di San Donà, mi iscrissi ad Economia Aziendale, all’Università di Venezia, ma giocavo. Sostenni qualche esame, tuttavia mollai per abbracciare l’esperienza da professionista (…). Un modello? Redondo (…) quando ero ventenne mi paragonarono a Liedholm, perchè mi piazzavo davanti alla difesa, davo equilibrio. (…)

Il mio metodo di lavoro è costante, cerco di essere sempre coerente, sia come persona nella quotidianità che come allenatore a contatto con la squadra. Posso sbagliare, anche tanto, come tecnico, ma molto, molto poco come uomo”.

“La filosofia a cui mi ispiro è creare un’identità attraverso il gioco, con regole precise che siano rispettate da tutti. All’interno di questo ognuno può esprimersi per ciò che vale. (…) I primi che ho voluto conoscere sono stati i magazzinieri e i medici, fondamentali per portare punti alla causa biancoscudata”.

Ripete spesso: “Questa esperienza a Padova me la sono guadagnata”, tant’è che, pur avendo un altro anno di contratto, ha rescisso il rapporto con la FeralpiSalò senza avere ancora la certezza della chiamata del ds Sogliano (…) “Quando giocavo, prima delle partite, non parlavo mai. Se non sentivo il pugno nello stomaco, non rendevo. Oggi è diverso. Mancini con la Nazionale lo ha dimostrato: bisogna pensare a divertirsi, non a farsi condizionare dalla paura del giudizio altrui. Certo, nella stagione vivremo anche dei momenti difficili, ma sarà proprio in quelle occasioni che avremo bisogno di un aiuto forte da parte dell’intero ambiente, per una squadra che sa di dover recitare una parte importante in un torneo molto affollato al vertice”. (…)

“Bisogna cancellare tutto, la finale di Alessandria, così come l’ultimo campionato, fa parte di ciò che è stato, inutile continuare a farvi riferimento. (….) Voglio contagiare i ragazzi di entusiasmo”. (…)