Amore a prima vista, colpo di fulmine, cotta. Chiamatelo come volete. E’ il momento in cui il tifoso decide che è Lei, quella giusta. Quella che per tutta la vita lo farà gioire e tribolare, e che non cambierà mai con nessun’altra. Questa è, a suo modo, una storia d’amore. La storia di Fernando e del giorno in cui si innamorò del Padova. Lo ringraziamo per avercela raccontata a modo suo, con questa lettera.
C’è sempre una prima volta, io vi racconto la mia!
Qualche decennio fa, quando io ero ancora giovinastro imberbe, quindi ci riferiamo alla fine degli anni 60, allo stadio Appiani si disputavano degli incontri di calcio che a tutt’oggi non hanno ancora avuto eguali, salvo qualche eccezione che ciascuno di Voi, con qualche anno di meno sul groppone, per svariati motivi può ritenere più importanti: la prima partita vista allo stadio, un risultato roboante o perché tifoso della squadra avversaria di turno.
Ma torniamo a noi che della metà degli anni cinquanta sino alla stagione 1960/1961 con continuità eravamo presenti alle partite casalinghe dei biancoscudati. Ho impressa in maniera indelebile la prima volta che sono entrato allo Stadio nelle gradinate dalla parte di Via Venturina (oggi Via 58° Fanteria). L’incontro era l’ultimo di campionato, la stagione 1954/1955, l’avversario di turno il Legnano secondo in classifica con 40 punti a pari del Padova, pertanto vincendo il Padova era matematicamente in Serie A.
All’epoca avevo da poco compiuto 13 anni ed alla mamma avevo detto che sarei andato in patronato, l’unico posto a quei tempi dove tutti i ragazzi si ritrovavano.
Torniamo all’Appiani ed alla partita che quando arrivai in zona, abitavo dietro la chiesa del Bassanello, era iniziata da più di un’ora. Inspiegabilmente vidi che i cancelli delle entrate erano tutti spalancati, di solito venivano aperti ad un quarto d’ora dal termine, per fare defluire con ordine i tifosi. Incredibilmente, mi feci coraggio e passata la canaletta a cielo aperto, che scorreva adiacente allo stadio, iniziai tremante a salire i gradini che portavano alla gradinata. Il muro di gente faceva paura, ma con un “permesso” da una parte, un leggero spintone dall’altra riuscii a salire e vedere qualcosa.
Chiesi subito ad un signore com’era il risultato e mi disse che il Padova stava vincendo per tre reti a zero e mancava meno di mezzora al termine dell’incontro. Rimasi allo stadio per una decina di minuti e poi ricordandomi cosa avevo detto alla mamma e la confusione per la festa che si sarebbe stata al termine della partita, decisi di lasciare frettolosamente la gradinata incamminandomi con lena verso il patronato.
L’emozione mi fece venire un nodo alla gola e gli occhi presto si inumidirono. Ridevo e piangevo, essere stato seppure per pochi minuti presente ad una gara che avrebbe fatto parte indelebile della storia del Calcio Padova mi riempiva di orgoglio. Giunto in patronato misi al corrente tutti coloro che mi capitavano a tiro su quanto avevo fatto e lo posso giurare su ciò che ho più caro al mondo, che quel ricordo a 60 anni di distanza mi riempie ancora il cuore di gioia.
Grazie Padova, continua ad esistere sono certo che potrai dare e fare rivivere ad altri ragazzini le mie stesse emozioni! Senz’altro i tempi sono cambiati, ora ci sono molte altre distrazioni e passatempi, ma la prima volta resterà sempre unica.Fernando Zanetto