Intervista a ROBERT KINDT, nuovo fisioterapista del Calcio Padova: “Mi chiamo Robert Kindt, fisioterapista del Calcio Padova. Sono arrivato nel 1987 in Italia, dopo 10 anni di attività privata ho iniziato a collaborare con l’Udinese, dove sono rimasto 4 stagioni, due anni a Vicenza, due anni all’Atalanta, due anni a Bologna, cinque anni al Siena, quattro anni all’Hellas Verona, l’anno scorso alla Lazio, quest’anno ho accettato la proposta del Padova di iniziare un progetto che mi ha interessato molto. L’anno scorso avevo già avuto un contatto con il direttore Giorgio Zamuner ed il team manager Mateos, non siamo riusciti a collaborare l’anno scorso, ma l’intesa con direttore e team manager era molto alta, gli stimoli sono tanti, ho parlato con il Presidente e mi sono convinto che era tempo di cominciare una esperienza nuova in Lega Pro, categoria che non ero mai stato, e di crescere insieme.
Il mio ruolo, insieme al preparatore atletico, è di far star bene la squadra, preparare un atleta all’allenamento, tra bendaggio, taping, massaggi eccetera, essere presente durante l’allenamento in caso di emergenza, e di intervenire successivamente con scarico, trattare i muscoli sia che un giocatore stia bene che sia infortunato, per recuperare un infortunio in maniera più rapida possibile. Successivamente curo l’integrazione, l’alimentazione dei giocatori, i ritiri eccetera. Il fisioterapista lavora principalmente con gli infortuni.
Il paragone Olanda-Italia? Il principio di metodo di lavoro è lo stesso, poi ci sono tante specializzazioni per fisioterapisti e massofisioterapisti. Il calcio? Entro in un campo che non è il mio, ma in Olanda io dico sempre che il campionato olandese, dove sono nato io professionalmente, si cerca sempre di fare un gol più degli avversari, in Italia di prendere un gol in meno dell’avversario. Ai miei tempi, quando ero piccolo, c’era l’Ajax che vinceva la Coppa dei Campioni, in Italia esisteva il “catenaccio”, ora non esiste più. Qui se non prendi gol sei già contento, in Olanda devi fare gol, senno la gente non viene più allo stadio. Io a volte mi meraviglio di trovare stadi abbastanza pieni con un calcio non abbastanza offensivo, in Eredivisie c’è un po’ più di spettacolo, ma poi noi non vinciamo mai una Coppa, voi invece vincete le Coppe, probabilmente lo fate meglio voi che noi (ride, ndr).
Io sto bene in Italia, sono venuto qui per lavoro, ma il mio privato è qui. Sono obbligato ogni anno di tornare ad Amsterdam, sono uno di Amsterdam e mi è rimasta nel cuore, ma la differenza c’è. Sto molto bene qui in Italia.
Ad Udine ho lavorato con Mister Zaccheroni, l’anno dopo con Guidolin, Mister De Canio e Spalletti, esperienza molto interessante perchè sono stato per 4 stagioni in Europa, abbiamo vinto l’Intertoto. Successivamente molto importante è stata la mia esperienza con Mandorlini: ci siamo conosciuti a Vicenza, poi Atalanta due anni insieme, a Bologna, mi ha chiamato a Siena, poi ci siamo persi e ritrovati a Verona, abbiamo fatto un bellissimo percorso di 4 anni insieme, per me una persona molto speciale. Dopo Siena ho collaborato con Mister Giampaolo a Bologna, esperienza molto speciale la promozione in Serie A con Mister Antonio Conte, dove ho conosciuto un nutrizionista con il quale ancora oggi sono in amicizia. Nell’ultima parte a Verona ho collaborato con mister Del Neri, la scorsa stagione invece ho avuto una bellissima esperienza alla Lazio con lo staff di Mister Simone Inzaghi. E’ stato difficile non ritornare, ma il progetto Padova mi ha stimolato tantissimo, dentro la mia natura ho bisogno di questa sfida, di far crescere un mio reparto ed essere parte di una società che vuole crescere.
L’impatto con Mister Bisoli è stato ottimale, abbiamo avuto una bella intesa, abbiamo programmato integrazione, alimentazione, nel ritiro c’è ottima intesa, è tutto molto promettente.
Il Calcio Padova? So che è una bella piazza nel calcio, conosco solamente due persone legate a questa società, uno è Michel Kreek che oggi fa l’allenatore delle giovanili dell’Ajax, l’altra persona è Luca Rossettini, conosciuto a Siena voluto da Mister Mandorlini, con Luca il rapporto è anche di amicizia, è stato una delle prime persone che mi ha chiamato quando ha saputo che venivo qui.
La felicità? Io di natura sono buddhista, cerco la massima felicità. La ricerca della felicità è un modo di vivere, momento per momento”.

 Estratto fonte: Il Mattino di Padova

PADOVA In una rosa che, nelle ultime stagioni, è sempre più italiana, lo straniero biancoscudato dell’anno è il personaggio che meno ti aspetti. Il nuovo fisioterapista è l’olandese Robert Kindt, un guru del mestiere. E nonostante conservi un accento che a Padova evoca ancora dolci ricordi (vi dice nulla Michel Kreek? ), si può dire sia ormai un italiano d’adozione. Arrivato nel Belpaese nel 1987, dopo dieci anni di attività da libero professionista Kindt ha iniziato a collaborare con l’Udinese, iniziando una lunga carriera “calcistica” che l’ha portato a lavorare per Vicenza, Atalanta, Bologna, Siena, Verona e Lazio, la sua ultima fermata la scorsa stagione. «Non è stato semplice lasciare Roma, perché ho vissuto un campionato speciale», racconta Kindt. «Quando sono stato avvicinato da Zamuner e Mateos ho riflettuto molto, ma alla fine l’ambizione del Padova mi ha convinto. Io ho bisogno sempre di nuove sfide e il progetto biancoscudato mi ha conquistato». L’obiettivo della società è quello di migliorare la tenuta fisica e accelerare il recupero dagli infortuni: «Assieme al preparatore atletico il mio compito principale sarà quello di far star bene la squadra. Un lavoro corredato da tante altre cose, dalla cura dell’alimentazione al recupero degli infortunati». In quasi 20 anni tra serie A e B ha avuto modo di lavorare con alcuni tra i più grandi tecnici italiani: «All’Udinese ho giocato le Coppe al fianco di Zaccheroni, Guidolin e Spalletti. A Siena sono stato promosso in A con Conte, ma il tecnico con il quale ho il rapporto più stretto è Mandorlini, che mi ha voluto al suo fianco in diverse squadre» . Kindt, da grande tifoso dell’Ajax, ha sviluppato il suo pensiero sul calcio italiano: «Da noi si gioca per fare un gol più degli altri, si cerca lo spettacolo altrimenti la gente non viene allo stadio. Qui si è contenti se non si prende gol e a volte mi stupisco che ci sia pubblico per partite non bellissime. Alla fine però le italiane vincono in Europa, le olandesi no. Forse avete ragione voi». (…)