Presentazione Salvatore Monaco al Calcio Padova: “Come avete vinto a Perugia con quel ritardo di punti? Ci abbiamo creduto fino alla fine, abbiamo avuto un grande staff tecnico che ci ha motivato. E’ stata una questione di testa. E’ dura perdere un campionato con quasi 80 punti, meritavamo di salire tutti e due, ma a volte c’è chi vince e chi perde. Penso di aver dato tutto al Perugia, è una città che resterà nel mio cuore. Uscire dalla comfort zone non è facile, avevo offerte anche dalla B, ma quando ho ricevuto la chiamata di Sogliano ero veramente motivato a venire qui, possiamo scrivere una pagina di storia. Le mie caratteristiche? Ho giocato di più centrosinistra, sia a tre che a 4, a Perugia cambiavamo modulo in corso di partita. Lascio sempre agli altri giudicare, sono un difensore cattivo, grintoso, per dare quel contributo in più bisogna metterci carattere. Molti a Perugia si sono arrabbiati, ma quando finisce un ciclo va così, ora sono qui e penso al Padova. Padova per me è anche un’importante tappa di crescita. Ruolo da protagonisti? Sarà un campionato pieno di insidie, dobbiamo compattarci. Il Padova è come la Juventus, devi avere solo un obbiettivo, ho visto tanta motivazione e voglia di riscatto. Partire con queste basi è più che bene. Le avversarie? Nella mia vita non ho temuto nessuno, noi non dobbiamo temere nessuno, siamo una squadra completa in tutti i reparti e possiamo dire la nostra. La Lega Pro è un campionato strano, vai a giocare in campi forse in condizioni un po’ precarie, soprattutto se sei una compagine molto tecnica, bisogna pensare partita dopo partita. Domenica ho visto una grande partita, giocare due in meno non è mai facile, hanno tenuto il campo in maniera superba, loro facevano sempre superiorità numerica sugli esterni, ma abbiamo retto fino ai supplementari. Hobby? Mi piace stare con la famiglia, anche se il calcio per me è una tradizione, cerco di essere il più professionista possibile. Gli ultimi sei mesi a Perugia ho vissuto con mia sorella che mi ha dato grande supporto morale. Mio padre ha giocato 20 anni nei professionisti, non mi piace parlare di calcio con lui, per me è più un esempio di vita. Crescere con un padre calciatore è stato bellissimo, ho captato tanti dettagli che ora mi possono aiutare. Conoscevo Della Latta, con cui ho giocato a Grosseto, e con Nicastro a Perugia dove abbiamo perso i playoff”.