Estratto da fonte: Pierpaolo Spettoli per IL GAZZETTINO
Con la Triestina è sempre stato un derby molto sentito per tutto l’ambiente biancoscudato, e lo è anche per Giampiero Pinzi che nell’Udinese ha costruito la sua carriera calcistica. Tanto più che con la famiglia vive proprio a Udine. «È un derby anche per me, c’è grande rivalità tra Udine e Trieste. I miei amici udinesi mi caricheranno in vista di questa partita che sarà veramente tosta dato che la Triestina è una buona squadra ed è guidata da un allenatore navigato. Ho visto qualche partita, è una formazione difficile da affrontare. Siamo però consapevoli della nostra forza e faremo di tutto per portare a casa i tre punti». Nella sessione estiva del mercato Pinzi aveva ricevuto anche la proposta di andare a giocare proprio con la Triestina. «Mi aveva fatto piacere la telefonata del direttore Milanese. Ero fuori rosa al Brescia, e mi sarei avvicinato a casa. C’ho pensato, ma non ho accettato perché non me la sentivo di tradire il mio passato. Poi per fortuna è arrivato il Padova». Ed è andata bene così. «Sì, è senz’altro un’esperienza positiva che voglio terminare nel migliore dei modi centrando la promozione in serie B. Non siamo neanche a metà dell’opera, però sono contento. Tornare in B è uno stimolo in più anche sul piano personale, ma non penso a ciò che farò l’anno prossimo. Sono concentrato solo questa stagione, e voglio disputarla al meglio calcisticamente e umanamente per dare il mio contributo a riportare il Padova in cadetteria, per la piazza e per i compagni di squadra che finora non hanno avuto la fortuna di uscire dalla serie C». Ne ha dato ulteriore dimostrazione il Padova vincendo anche sul campo del Pordenone. «Sapevamo che conquistando la vittoria mettevamo un bel solco in classifica tra noi e una diretta concorrente alla promozione. Era molto importante anche a livello psicologico: se mi metto nei panni del Pordenone che ha anche due partite in più rispetto a noi, penso che siano a terra dato che in questa gara si giocavano metà stagione. È stata una grandissima vittoria, sofferta come sapevamo perché nella prima mezz’ora gli avversari sono stati bravi a metterci in difficoltà. Ma l’abbiamo voluta fortemente». È il Padova che si aspettava quando è approdato all’ombra del Santo? «Mi aspettavo di poter lottare per il vertice, poi non conoscevo bene il valore delle altre squadre. Adesso posso dire che la sensazione è quella di essere una formazione forte che sa quello che vuole. È giusto comunque restare umili e continuare a pedalare tanto. Però sappiamo che anche nelle gare in cui non siamo riusciti a vincere, abbiamo sempre costruito quattro-cinque palle gol. Questo per dire che avremmo meritato anche di più, e ciò ti dà grande fiducia». […]
Estratto da fonte: Francesco Cocchiglia per IL MATTINO
[…] La vittoria di domenica a Pordenone ha lasciato un bel segno “più” nella squadra biancoscudata, e persino Giampiero Pinzi, forse l’elemento più esperto della rosa, fatica a contenere l’ottimismo. «Adesso abbiamo un entusiasmo smisurato, mentre loro credo che siano a terra», spiega il centrocampista 36enne. «Psicologicamente per noi è stata una grandissima vittoria, il percorso è ancora lungo e difficile ma in questo momento il solco c’è: essere a +5 e con due gare in meno da un Pordenone così attrezzato, è una gran cosa». Che valore hanno questi tre punti? «Sapevamo benissimo qual era l’importanza della partita. Abbiamo dato una bella “botta” al campionato, siamo riusciti ad aprire un solco sul Pordenone, e questo anche se nella prima mezz’ora ci hanno messo sotto. Loro l’avevano catalogata come la gara dell’anno, ma noi abbiamo dimostrato di saper soffrire davvero: siamo rimasti compatti, ad aspettare il momento giusto. Siamo un gruppo forte, inutile nasconderci: se ci aiutiamo sempre così, possiamo diventare la squadra da battere». Venerdì con la Triestina è una gara speciale: lo vede come un derby personale? «È un derby prima di tutto per la piazza, e poi anche per me: dopo otto anni all’Udinese vivo ancora in Friuli, i miei amici mi stanno caricando a dovere e batterli sarebbe una soddisfazione doppia. La Triestina è un’ottima squadra, con un allenatore esperto: mi aspetto una gara dura, come domenica scorsa, non possiamo pensare di poterli schiacciare dall’inizio alla fine. Dovremo essere ancora bravi a soffrire, per poi colpirli al momento giusto». La Triestina ha raccolto fuori casa due terzi dei suoi punti, 11 su 18: cosa può significare? «Un dato del genere fa pensare ad una squadra che si chiude e che riparte bene, una squadra che fatica un po’ quando deve imporre il suo gioco ma che quando agisce di rimessa può far male. Li ho visti poche volte sinora, ma penso che dovremo stare attenti a questa loro caratteristica. Non avremo Pulzetti, un giocatore importante per carisma e qualità, ma se vogliamo primeggiare dobbiamo essere bravi innanzitutto come collettivo: abbiamo già dimostrato di avere una rosa all’altezza». […]