Fonte: Francesco Cocchiglia per IL MATTINO DI PADOVA


È l’ultima vigilia della stagione, il che significa anche ultima rifinitura di un campionato lungo ed emozionante. Il Padova domani (ore 15) saluterà l’Euganeo con la sfida all’Alessandria, e da venerdì prossimo sarà in vacanza. Ma la gara con i piemontesi, anche se ormai ininfluente per la classifica, sarà comunque importante per diversi giocatori, in procinto di salutare la piazza o smaniosi di strappare la conferma per la prossima stagione. E poi c’è Nicola Petrilli, che il contratto l’ha già rinnovato a febbraio e quindi sa già che vestirà la maglia biancoscudata anche nel torneo 2016/17. Da allora, però, ha perso il posto da titolare: domani, contro i grigi di Gregucci, potrebbe finalmente tornare in campo dal primo minuto, e cercare di far dimenticare quel destro sbilenco sfoderato a Bassano che, se fosse entrato in porta, avrebbe regalato al Padova un nuovo sogno. «L’ho rivisto tante volte», scuote la testa l’attaccante torinese.

«Dal campo avevo avuto l’impressione di essere molto più vicino alla porta, invece rivedendolo ho capito che andando incontro alla palla e con l’avversario che si buttava in scivolata non era un tiro così semplice. Ma questo non fa differenza, se l’avessi angolata un po’ di più, magari il portiere non ci sarebbe arrivato…». Avesse segnato, sarebbe tornato protagonista assoluto: quanto le fa male ripensare a quell’episodio? «Basta poco, nel calcio, per passare da un estremo all’altro, e anche in questa stagione l’ho provato sulla mia pelle. Sarebbe stato bellissimo segnare, vincere la partita e tornare in corsa per i playoff, ma il calcio è così: speriamo di finire bene l’anno, sia io che la squadra, con una prestazione che lasci un bel ricordo fino al prossimo agosto». Domani si chiude la stagione: come mai da parecchio tempo non si ammira più il vero Petrilli? «Non è facile giocare una partita sì, tre no, poi dieci minuti e la volta dopo un quarto d’ora: a quel punto è difficile trovare il ritmo nelle gambe. Ma sono ugualmente soddisfatto, mi tengo ciò che di buono ho fatto sino a gennaio, e la gratifica che la società mi ha dato rinnovandomi il contratto: significa che un segno comunque l’ho lasciato, e spero che non sia l’ultimo».

E a chi sostiene che il suo calo sia arrivato proprio dopo il rinnovo, cosa risponde? «Che lascio parlare il campo, le parole non servono a nulla. Potrei anche replicare, ma se domenica non rispondessi con una buona prestazione, saremmo di nuovo daccapo». Come possiamo giudicare, invece, la stagione del Padova? «Visto quanto è stato equilibrato questo campionato, e visto anche com’eravamo messi a metà stagione, abbiamo fatto grandi cose. Dispiace di non aver raggiunto i playoff, perché alla fine eravamo quasi lì e l’Alessandria ci ha anche dato più di una mano, ma noi non siamo stati in grado di sfruttarla. E questo è forse l’unico rammarico che ci portiamo dentro in questo finale di stagione». Il suo auspicio per il futuro? «La società spera di tornare in B il prima possibile, ho letto che anche il presidente Bergamin l’ha detto pubblicamente, ed è lo stesso pensiero che ho io».