Estratto Fonte: Stefano Volpe per Mattino di Padova


Venticinque anni di carriera, suddivisi tra due amori. Pescara-Padova è la partita di Ferdinando Ruffini, detto Nando, come ricordano bene gli appassionati dell’Appiani di fine anni ’80. Il centrocampista abruzzese, infatti, è stato una delle bandiere del periodo più intenso e appassionante della storia biancoscudata. Nove stagioni, 238 presenze (nono nella classifica all time) con la ciliegina sulla torta della promozione in A del 1994. Quindi, una volta appese le scarpette al chiodo, è iniziata una militanza lunga 16 anni (e terminata di recente) nei quadri dirigenziali del Pescara. «Le squadre più importanti della mia vita», sorride Ruffini, che dopo una breve esperienza da direttore sportivo della Vastese, ora è fermo. «Nello scontro diretto di sabato non posso tifare per nessuna delle due, anche perché la mia speranza è che il Padova si salvi direttamente e il Pescara vada ai playoff». E quante chance ci sono perché ciò accada? «La Serie B è un campionato difficile e imprevedibile. Non so dire perché i biancoscudati abbiano avuto tutte queste difficoltà nel girone d’andata, ma di sicuro si sono rinforzati molto a gennaio. Hanno acquistato giocatori di nome, ma i tifosi non devono pensare che il mercato di riparazione sia la panacea di tutti i mali. Anche perché arrivano sempre giocatori in cerca di rilancio o che hanno giocato poco nei primi mesi. Il Padova è lì, ce la può fare, ma per non vivere con l’acqua alla gola fino alla fine ha bisogno di due o tre vittorie consecutive». […] Nostalgia di Padova? «Resta una città che amo, che mi ha dato tantissimo e dove ho vissuto nove anni splendidi. Il ricordo più bello è la promozione del ’94, e poi a Padova sono nati i miei tre figli. Vorrei venire all’Euganeo a tifare per i biancoscudati in una delle prossime sfide».