Fonte: Paolo Donà estratto dal PADOVA MAGAZINE Anno III Numero 1


Amarcord Biancoscudato anni Cinquanta: quando i risultati della serie A erano scritti a mano sulle vetrine del mitico bar.

Ricordare il passato per costruire il futuro, indipendentemente dall’età: un’operazione mentale bellissima, soprattutto quando il periodo appartiene alla sfera dei bambini. Avevo 9 anni, il papà Odino mi ha portato a vedere Padova-Inter (0-0, 29 settembre 1957): ero un appassionato di calcio, da allora sono diventato un fanatico senza se e senza ma. E alla domenica, dopo quell’episodio all’Appiani, mi recavo accompagnato dal nonno Graziano al bar Missaglia in via Santa Lucia, dove è nata la prima ricevitoria del Veneto, 5 maggio 1946. A me però interessava il foglietto su cui erano riportati a mano i risultati della serie A, ma soprattutto ero attratto in maniera irresistibile da quel pannello di colore scuro in cui erano scritti i nomi delle squadre e a seguire erano attaccati tanti quadratini disposti verso l’alto (partite in casa) e il basso (incontri in trasferta). Il quadratino di plastica era bianco in caso di vittoria, bianco con croce rossa per il pareggio e tutto rosso per la sconfitta. L’effetto cromatico dopo un certo numero di partite era veramente spettacolare. Salutavo il mitico Orione e mai avrei immaginato che nel corso degli anni sarei diventato grande amico del nipote Armando Missaglia, eccezionale intrattenitore ed enciclopedia di barzellette, oltre mille. Armando ricorda: “Appena terminati gli incontri, mia zia Bruna telefonava all’Appiani dove raccoglievano i risultati e li scriveva subito, mentre io in tarda mattinata mi reca- vo negli stadi più vicini, come Vicenza e Venezia, per con- segnare alle casse i biglietti invenduti. A parte un gol di Moro da trenta metri che pareggiava a conti con i biancorossi, ricordo una rete di Hamrin – stop e gol di ginocchio – realizzata a Verona. Beh, siamo stati costretti a tornare in treno, perchè ci hanno bucato le gomme del pullman…”. Il papà di Armando, Bepi, apprezzato poeta dialettale, che gestiva un altro bar in via Gorizia, ha avuto nove gli, otto dei quali viventi.

Al bar di Orione, che a metà pomeriggio diventava la sede staccata dell’Appiani con le immancabili discussioni… da bar, confluivano i vip di Padova, che dopo avere bevuto la classica ombra, si trasferivano (o arrivavano) alla birreria Itala Pilsen in piazza Insurrezione, allora piazza Spalato. Quello che non capivo (normale a 9 anni) era sapere che all’interno dello stesso bar e proprio sotto quel pannello di risultati che mi faceva impazzire, si riunissero alcuni big della cultura, riuniti nella “Tavernetta dei poeti” comprendente tra gli altri nomi per me sconosciuti come Manara Valgimigli, Concetto Marchesi e Dino Durante. Mi sentivo molto più preparato a pronunciare Pin, Blason, Scagnellato.

Il bar Missaglia “quasi un lungometraggio d’una vita intera di sport e di città”, come l’ha definito il giornalista Francesco Valvassori una trentina di anni fa, ha servito ombre e altro dal 1921 al 1964. Lo stesso Orione organizzava un pullman per le trasferte del Padova con i tifosi della “Rumorosa”, un ex carro dell’esercito americano. Non si è fatto mancare proprio niente.