NICOLA MADONNA intervistato da CALCIO PADOVA TV:

“Il mio primo ricordo legato al calcio? Sicuramente oratorio, coi miei compagni di scuola ci trovavamo il pomeriggio per divertirci. Ho capito che questo sarebbe diventato il mio lavoro a 22-23 anni, a mentalmente è diventato tutto più serio.

Mio padre? Non mi ricordo di lui giocatore da piccolo, è stato bravo quando sono cresciuto a lasciarmi carta bianca in tutto, non credo mi abbia nemmeno mai visto giocare fino ai 22-23 anni,  anche perchè lui giocava, per questo lo ringrazio. Poteva essere una figura influente per il suo ruolo, invece mi ha lasciato a fare i miei sbagli, mi ha lasciato crescere. La differenza tra noi due? Lui era una punta, era molto più offensivo, mi rivedo in lui solo nello stile di corsa.

Le mie esperienze calcistiche? Albinoleffe è stata la mia esperienza formativa, mi sono confrontato con giocatori di esperienza quando io avevo solo 18 anni, ho assimilato tantissimo da tutti, nonostante la piccola realtà abbiamo sfiorato la Serie A contro il Lecce. L’Atalanta è stata il sogno, era la squadra per cui facevo il tifo, la squadra che mi ha fatto esordire in Serie A. Vicenza? E’ stato un piccolo assaggio, sono stato solo 3 mesi, purtroppo è un ricordo brutto perchè mi sono rotto il ginocchio e sono rimasto fuori quasi 14 mesi, ho giocato solo 13 partite. Spezia? La mia rinascita, sono sceso in Lega Pro non avendoci mai giocato prima, siamo stati l’unica squadra a riuscire a vincere tutte e tre le competizioni. Como? Delusione, forse il mio più grosso rammarico della carriera, a giocatori eravamo una bella squadra, tanti giocano in Serie A, tipo Barella, poi c’era Ganz, Bessa eccetera.

Per lottare e vincere? Bisogna essere una grande squadra, bisogna che tutte le componenti remino dalla stessa parte, giocatori, società, staff, tifosi. E poi ci vuole un po’ di fortuna, dei piccoli episodi possono farti svoltare, a La Spezia abbiamo vinto il campionato grazie allo scontro diretto, per esempio.

Da bambino? Non mi ispiravo a nessuno, ero innamorato da Shevchenko, quando c’era il Milan guardavo solo lui, sapeva fare gol in tutti i modi, i suoi movimenti erano straordinari. Adesso mi piace guardare i giocatori forti del mio ruolo per migliorare attraverso le immagini.

Padova? Sapevo fosse una grande piazza avendoci giocato contro parecchie volte. Si respirava questa grande voglia di calcio, ho giocato con Bovo e Renzetti, i loro ricordi migliori della carriera li hanno qui, si sta bene qui. Non mi aspettavo che il centro di Padova fosse così grosso, quando ho fatto la prima passeggiata non finiva mai! Per vederlo tutto deve fare una passeggiata al giorno per un anno intero.

Come mi vedo dopo il calcio? Mi vedo a casa, cerco stabilità. Il mio sogno è fare un lavoro che sia passione. Sto facendo dei corsi di degustazione di birra, mi piacerebbe intraprendere questo mondo. Aprire un birrificio o un pub, non ho ancora le idee chiare.

La felicità? E’ tornare a casa e vedere la tua famiglia felice”.