Fonte: Pierpaolo Spettoli per IL GAZZETTINO


«Ora il mio pensiero è quello di operarmi il prima possibile e iniziare la riabilitazione per cercare di accorciare i tempi di recupero». Pensa positivo Daniel Niccolini, anche perché è nella sua indole non abbattersi di fronte alle difficoltà. Vittima domenica di un grave infortunio alla gamba sinistra (lesione del legamento collaterale mediale, con distacco dell’osso tibiale), ieri pomeriggio il difensore si è sottoposto a risonanza magnetica e oggi, con un’automobile messa a disposizione dal club biancoscudato, raggiungerà Perugia dove alle 16 ha appuntamento dallo specialista Cerulli: l’intervento chirurgico sarà programmato ad Arezzo o Roma probabilmente domani, giorno tra l’altro del suo trentatreesimo compleanno. «Il primo step è sistemare l’osso tibiale, poi se dalla risonanza risulterà qualche altro problema vedremo. L’intervento è da fare presto, penso già mercoledì. Vorrà dire che quest’anno farò il compleanno in sala operatoria, ma l’importante è risolvere la questione il prima possibile. Tempi di recupero? Se fosse solo il mediale si parla di due-tre mesi, bisogna però appunto vedere se c’è dell’altro. Il mio auspicio è tornare a disposizione prima della fine del campionato, se tutto va bene potrebbe essere tra fine marzo e aprile».

Intanto c’è da fare i conti con il dolore alla gamba, e la notte tra domenica e lunedì nella sua abitazione padovana è passata praticamente in bianco. «È stata insonne un po’ per tutto: il dolore, il gesso non è comodo per dormire e il pensiero che stavo facendo una buona partita. Dispiace, però ormai è successo e bisogna andare avanti. È il mio primo grave infortunio, meglio prenderlo con il sorriso invece di buttarsi giù di morale». Niccolini ripercorre la dinamica dello scontro di gioco fortuito con Petkovic che è stato fatale. «L’ho anticipato di esterno destro, ma mi è rimasto piantato a terra il piede sinistro e lui mi ha preso con la coscia. È partito tutto, ho sentito subito che la gamba andava per i fatti suoi. Lì per lì è stato più lo spavento del dolore, che ho iniziato a sentire quando il nostro medico sociale ha raddrizzato il ginocchio dato che l’osso tibiale era girato dall’altra parte. Quando ero a terra ho visto che sono venuti anche i compagni, ma non mi sono neanche reso conto di chi c’era. Il destino ha voluto così, ripeto devo prenderne atto e guardare al futuro con serenità».

Lo spavento è stato grande anche per suo padre Maurizio che era allo stadio. «Lui è un uomo di calcio, essendo legato al settore giovanile della Fiorentina, e perciò ne ha visti di ragazzi che si sono fatti male, ma quando capita a un figlio è tutta un’altra cosa. Anche lui non è riuscito a dormire». Naturalmente non sono mancati gli attestati di affetto, tra i quali anche quelli di Carmine Parlato. «È venuto a trovarmi a casa. Ma ho ricevuto più chiamate in queste ore che in tutta la mia vita, e mi ha fatto piacere. Mi hanno fatto gli auguri anche persone che non sentivo da due-tre anni, e gente che non conoscevo». Anche la società gli ha fatto sentire la sua vicinanza. «L’amministratore delegato Bonetto è venuto in ospedale domenica, oggi (ieri, ndr) mi hanno telefonato il presidente Bergamin, il direttore sportivo De Poli e l’allenatore Pillon. Mi hanno messo a disposizione tutto per fare le cose nel migliore dei modi, ma non avevo dubbi al riguardo. Ringrazio tutti per gli attestati di stima e di affetto che ho ricevuto. Quanto al Padova, sono sicuro che continuerà a fare bene».


Fonte: Francesco Cocchiglia per IL MATTINO

Il giorno dopo, probabilmente, fa ancora più male. Non tanto per il dolore fisico, che pure è molto più forte delle prime ore successive all’infortunio, quanto più per quello morale: Daniel Niccolini contro il Bassano ha preso un ceffone in pieno volto, che l’ha scaraventato fuori dal campo e dal clima gioioso che al Padova, nelle ultime settimane, si ricominciava ad avvertire. Oggi pomeriggio, a Perugia, il difensore biancoscudato sarà visitato dal professor Giuliano Cerulli, luminare della chirurgia del ginocchio, che deciderà tempi e modi del suo intervento. E se domenica sera, al pronto soccorso del Policlinico Universitario, Niccolini era riuscito anche a mostrare un timido sorriso, ieri il confronto con la realtà è stato duro: «Come sto oggi? Abbastanza male», ci ha confidato il difensore fiorentino, il giorno dopo il terribile crack. «Il ginocchio si è gonfiato, e ora sento parecchio dolore».

È la prima volta che le capita un infortunio così grave? «In pratica sì, perché fino ad ora l’intervento più importante che avevo subìto era stata una pulizia della caviglia. Si parla di sei anni fa, quando giocavo a Rovigo: avevo una piccola calcificazione e decisi di farmi operare. Ma andai sotto i ferri a fine campionato, per l’inizio del ritiro estivo ero già in piedi». Che sensazioni ha, stavolta? «Sinceramente non lo so: oggi mi vedrà il dottore, se ci fosse solo la frattura tibiale potrei anche tornare in campo in due o tre mesi, ma non so cosa aspettarmi. Se ci fosse qualche altro danno, accetteremo quello che verrà». Come sta vivendo questo momento? È abbattuto? «No, alla fine penso che siano cose che succedono, che purtroppo fanno parte del mestiere. Mi dispiace molto, perché proprio domenica stavamo vincendo e stavo facendo vedere che in questa squadra posso dire la mia. È andata così, l’unico mio obiettivo ora è sapere che cosa sia successo davvero al mio ginocchio, operarmi il prima possibile, e poi capire i tempi di recupero».

Ha il timore che la sua stagione possa essere già finita? «Diciamo che nella dinamica dello scontro forse sarebbe anche potuta andare peggio. Lazar mi ha colpito sulla coscia, e per questo mi si è spostato il ginocchio. Se mi avesse preso più in basso, se mi fossi rotto tibia e perone, probabilmente i tempi di recupero sarebbero stati più lunghi». L’ha detto anche suo padre Maurizio: lei non perde mai l’ottimismo. «Sono fatto così. E poi ad aiutarmi ci sono stati i tanti messaggi e le chiamate di incoraggiamento che ho ricevuto. Domenica sera è venuto a trovarmi anche mister Parlato: mi ha detto di star tranquillo, che sono cose che capitano. Ma io già lo sapevo: ormai che è successo, piangersi addosso non serve a nulla». Come trascorrerà queste feste natalizie? «Spero che l’intervento venga fatto già prima di Natale, così poi potrò andare tranquillo a casa, a Firenze. E poi, a inizio gennaio, deciderò con la società dove seguire le terapie e la riabilitazione. Spero di tornare in campo il prima possibile, più forte di prima. Perché questa squadra e questa città ormai sono parte di me. E poi il mio soprannome è la roccia: ho anche una reputazione da rispettare».