Fonte: Stefano Volpe per IL MATTINO DI PADOVA


Il nuovo Padova di Pillon ha vinto, travolgendo 3-0 l’Albinoleffe e riportando un po’ di serenità in un ambiente fattosi cupo e teso nelle ultime settimane. L’impatto del nuovo tecnico, al di là del risultato, è stato positivo, anche perché il lavoro iniziale è proseguito sul solco tracciato da Parlato. La prova è la gara di sabato: stesso risultato dell’ultimo successo contro il Mantova, stessa sequenza di reti, stessi marcatori, Neto Pereira e Petrilli. Proprio quest’ultimo rappresenta il più grande anello di congiunzione tra la vecchia e la nuova gestione biancoscudata. Nel giro di un anno, infatti, Nicola Petrilli si è preso il Padova. Proprio un anno fa – era il 7 dicembre 2014 – l’attaccante piemontese esordiva per la prima volta in campionato dal primo minuto con il Padova, sciorinando un’ottima prestazione contro il Legnago e non uscendo più di squadra a suon di giocate, assist e gol.

Oggi con 5 reti è il capocannoniere stagionale della squadra, oltre che capocannoniere biancoscudato del 2015, visti i 13 gol complessivi. E dire che appena 12 mesi fa era ai margini della squadra… «Il calcio è così, può cambiare da un momento all’altro», sospira il diretto interessato. «Me li ricordo bene quei giorni, prima di dicembre avevo giocato appena tre spezzoni di partita. Era un periodo duro, volevo dimostrare il mio valore, ma non avevo molto spazio. Però non ho mai pensato di andarmene, mi sono fatto forza perché non volevo perdere il treno biancoscudato. Poteva essere un’occasione unica della carriera». La tenacia ha pagato, al punto che, dopo aver contribuito in modo decisivo alla promozione della scorsa stagione, quest’anno Petrilli sta disputando l’annata migliore della carriera. «Non avevo mai segnato così tanto tra i professionisti e sono molto felice. Ma ho ancora strada da fare per raggiungere gli obiettivi di squadra e anche personali. Il record di gol dell’anno scorso? Sarebbe bello eguagliarlo».

Ma quali sono questi obiettivi? Il giocatore non si espone, eppure la sua voglia di rivalsa si coglie bene. «Innanzitutto sono in scadenza di contratto e voglio assolutamente mettermi in luce. Mi piacerebbe rinnovare con il Padova, perché i progetti della società si sposano con i miei. Negli ultimi anni ho perso terreno, ma non si fanno 40 gare in Serie B per caso. Mi piacerebbe molto tornare fra i cadetti e farlo con i biancoscudati. Ma se non sarà così, spero di trovare un’altra squadra ambiziosa».

Il 2015 sembra essere l’anno del riscatto per la sua generazione, cresciuta all’ombra della Mole. «Il mio amico Giovinco è stato eletto Mvp in America, adesso è tornato in Italia e il prossimo week end che sarò a Torino spero di vederlo. Ma anche Maniero, nostro compagno nella Primavera della Juve, sta facendo benissimo a Bari. Sono contento». E dire che sabato lei è riuscito a segnare una doppietta, nonostante giocasse da esterno nel 4-4-2 con compiti di copertura. «È un ruolo tosto e dovrò lavorare ancora per abituarmi e far meglio. Si corre e ci si sacrifica, ma sono pronto».

Come avete vissuto voi della “vecchia guardia” quest’ultima settimana che ha portato all’esonero di Parlato? «Mi è dispiaciuto per il mister e gli ho mandato un messaggio per ringraziarlo. Sotto la sua gestione sono cresciuto molto, sia come persona che come giocatore. Devo tanto a Parlato. Però noi abbiamo il dovere di ripartire e fare meglio, e non è stato semplice preparare la gara con l’Albinoleffe. Sapevamo che mister Lavezzini sarebbe rimasto soltanto finché non si trovava il nuovo allenatore, e in questi casi è difficile mantenere la concentrazione alta. Possono mancare gli stimoli e invece ci siamo preparati bene e l’abbiamo dimostrato».
La classifica è stata mossa, ma resta pur sempre grigia. Il Padova vale di più di queste posizioni medio-basse? «Tanti amici mi hanno ripetuto spesso, nelle ultime settimane: “ma come fate a stare così giù, con i giocatori che avete?”. Sta a noi adesso dimostrare che valiamo di più. Non abbiamo ancora fatto nulla e una sola vittoria non conta. Dobbiamo dare continuità».