Estratto Fonte: Stefano Edel per  IL MATTINO DI PADOVA


Sistemare il centrocampo? Obiettivo raggiunto. L’arrivo al Padova di Luca Berardocco non solo ha l’effetto di riempire un buco in cabina di regìa che troppe volte, per la varie vicissitudini dei protagonisti, è rimasto vuoto; il secondo effetto, altrettanto immediato, è quello di liberare finalmente Matteo Mandolini da compiti non suoi, e di riportarlo nella posizione a lui più congeniale. «Perlomeno nelle intenzioni dovrebbe essere così», sorride il diretto interessato. «Luca ha caratteristiche diverse dalle mie, è più regista, e credo che l’idea sia proprio che prenda lui le chiavi del centrocampo. Siamo davvero al completo adesso, poi sono sempre il tecnico e il campo a decidere chi gioca».

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Con Berardocco e De Cenco in più, il Padova non può più nascondersi… «Le ambizioni ci sono sempre state, a dire la verità. Sono arrivati due nuovi giocatori e ci siamo rinforzati, anche le altre concorrenti lo stanno facendo, ma non sempre con i soldi si ottengono i risultati: a gennaio bisogna stare secondo me attenti a non spostare troppo gli equilibri, e credo che il Padova si sia mosso in maniera intelligente». Di De Cenco, che lei conosce bene, che dice? «Con Caio ho giocato insieme l’anno scorso, fino a gennaio: segnò 8 gol in 4 mesi, sfruttando anche diversi miei assist. Spero davvero che quell’intesa tra di noi ritorni, perché quanto ad assist sono un po’ sotto la mia media in questa stagione. È un ragazzo a modo, perfetto per questo gruppo, sono molto contento che sia arrivato perché ci può dare una grossa mano». Come si affronta l’amichevole di sabato con il Verona? «Questa gara darà indicazioni da prendere con le molle, sia in caso di vittoria che di sconfitta. Manca ancora una decina di giorni alla ripresa del campionato, è quello il vero obiettivo, ma rimane una sfida affascinante e che possiamo utilizzare per vedere ancora di più di che pasta siamo fatti». È una sfida particolare per lei? «Di sicuro, contro l’Hellas ho giocato varie volte con la maglia del Brescia, anche sfidando mio padre. Non credo che verrà a vedere la partita, ma non ritengo che sia rimasto ferito: per lui sono stati cinque anni bellissimi, rimarrà sempre legato a quella città e a quella tifoseria».