Ho conosciuto un grande giornalista, me lo ricordo come fosse ieri. Erano i miei primi anni da scribacchino e con altri giovani penne eravamo stati invitati a far parte della squadra di calcio dei Giornalisti Padovani. Per noi era una gran cosa e un po’ ci emozionava perché potevamo giocare con alcuni ex biancoscudati e con giornalisti professionisti che da anni facevano il mestiere che tanto ci appassionava. Il nostro preferito era senza dubbio lui, Furio Stella. Scriveva gli articoli che tutti noi avremmo voluto scrivere. Come Gianni Clerici, ma più rock. Leggero e mingherlino, in campo sfarfallava sempre nelle vicinanze dell’area di rigore. Qualche volta pativa le marcature “affettuose” di difensori ben più grossi di lui ma, come quando scriveva, aveva sempre in serbo un guizzo, una giocata che spiazzava tutti. Lo ribattezzammo George come di George Best, leggendaria ala destra inglese, tutto genio e sregolatezza. Come quella volta che si organizzò un’amichevole a Portomaggiore (Ferrara) come pretesto per una gita fuori porta e lauto un pranzo, ospiti del diesse Buriani. Furio si presentò al solito ritrovo con i capelli rossi tirati indietro con il gel, occhiali da sole specchiati in stile biker e quel mezzo sorriso da eterno disilluso. In campo temperatura e umidità equatoriali e poca voglia di fare, quindi partita bloccata sulla 0-0 in attesa di poter mettere le gambe sotto la tavola. Poi una palla gli rimbalza vicino, non troppo distante dalla porta. Controllo, girata al volo, palla in
rete, urla di gioia, via la maglietta e tutti a corrergli dietro per festeggiare. Litigarci non era difficile, ma serbargli rancore era impossibile. Succedeva a volte che le sue splendide interviste fossero giudicate troppo “osè” o qualche articolo troppo “dipinto”. Partiva allora controvoglia la telefonata del ligio addetto stampa. Ma già al primo “Vabè Cando, ma chi se ne stra-ciava?” in risposta alle mie poco convinte proteste, fiorivano le prime risate e tutta la mia vis polemica svaniva.
Ho capito va… Ciao Furio, ci si vede domenica allo stadio
Ciao Cando, va in mona, stame ben. Ciao”.
Mai prendere nulla troppo sul serio, accanirsi sempre contro i luoghi comuni. Questo mi ha insegnato Furio Stella. Quel suo tocco lieve sulla vita mi mancherà da morire. Come un tiro al volo che illumina un brullo campetto di provincia.

di Massimo Candotti

Tratto dal Magazine Quindicinale Ufficiale "Biancoscudati Padova" distribuito allo Stadio Euganeo

Furio Stella: il ricordo dell’Euganeo