Fonte: Calcioefinanzia.it & PadovaSport
La piccola rivoluzione del calcio italiano sognata da molti prende corpo: in un’intervista rilasciata a La Gazzetta dello Sport, il presidente della Lega Pro, Gabriele Gravina, fissa i paletti per il debutto delle ‘squadre B’ nella terza serie italiana. L’idea ricalca un po’ il sistema spagnolo: in gara a tutti gli effetti, con iscrizioni regolari e stadi a norma di legge, senza promozioni né retrocessioni. Partenza auspicata piuttosto rapida: 2016-2017; dovesse servire più tempo, però, la rivoluzione partirebbe nel 2017-2018. “Noi lanciamo l’idea e diamo la disponibilità a realizzarla, mettendo però le nostre condizioni”, ha detto Gravina parlando con la Gazzetta dello Sport.
Il nodo è l’articolo 50 del regolamento federale che disciplina l’organizzazione dei campionati: per modificare l’assetto di una lega è necessaria una delibera del consiglio federale della Figc che entra però in vigore due stagioni dopo la sua approvazione. Il prossimo 26 aprile è previsto un consiglio e l’idea è di proporre una modifica in quella data per permettere alle squadre B di scendere in campo fin dalla prima giornata della prossima stagione. Certo, ammette Gravina, “noi saremmo pronti, però è aprile ed è tardi, non so se lo sono i club di A”. Che sono poi quelli, con la Juventus presumibilmente in testa, che dovrebbero spedire i giovani calciatori a farsi le ossa in Lega Pro.
Il progetto di Gravina prevede l’assegnazione dei punti, sia per la squadra B che per i suoi avversari, “ma alla fine – precisa il presidente alla GdS – le squadre B non saranno promosse o retrocesse”. La proposta di Gravina, del resto, non è nuova. Già a gennaio il presidente – all’epoca neoeletto – dell’ex Serie C aveva detto che ci sarebbe stato posto “per sei club di A” in Lega Pro, in virtù della volontà di ritornare ad organizzare un torneo da 60 squadre – contro le 54 attuali.
Quello delle squadre B è un progetto che interessa parecchio le grandi società della A: il motivo, come ha più volte spiegato l’ad della Juventus, Beppe Marotta, è quello di far crescere i giovani talenti in casa, facendoli allenare al fianco della prima squadra e senza dover essere costretti a mandarli in prestito in giro per l’Italia. Solo poche settimane fa proprio Marotta aveva definito le squadre B “uno strumento indispensabile” per il futuro del calcio italiano e si era augurato che le componenti federali potessero recepire “quanto prima questo messaggio”. Per come la vede Gravina, però, la sua proposta non nasce per fare un favore ai grandi club italiani: “Non faccio un favore a loro, porto avanti un servizio che sarà utile per la Lega Pro e per il calcio italiano”.