Fonte: Andrea Miola per IL GAZZETTINO


«La squadra ha tanta qualità e ne verrà fuori. Servono solo i risultati, magari anche non giocando bene, per riacquistare la giusta serenità». Se lo dice Antonio Di Nardo, l'eroe per eccellenza di Busto Arsizio, c'è proprio da credergli, anche perché nella sua esperienza all'ombra del Santo non sono mancati momenti difficili come l'attuale. Sabato, a distanza di cinque anni e mezzo dalla finale play off vinta per 2-1 allo Speroni grazie a una sua doppietta, il Padova ritroverà per la prima volta sulla propria strada la Pro Patria. In questa occasione i tre punti non regalerebbero come allora la serie B, ma servono come il pane per rimettere la squadra in carreggiata e archiviare una fase avara di soddisfazioni.

Adesso "Totò" milita nel Chieti in serie D e domenica scorsa, nella sua seconda partita da titolare, ha fornito ai compagni due assist vincenti. Allora, quel 21 giugno 2009, per lui furono invece due reti, la prima ribadendo la palla in porta di testa dopo una respinta del portiere, la seconda superando l'estremo in uscita con un pallonetto per poi calciare a porta vuota. «Il secondo gol – riprende Di Nardo – è quello che mi torna più spesso in mente per la dinamica dell'azione e perché quei due o tre secondi necessari perché la palla entrasse sono stati eterni, anche se i compagni in panchina erano già entrati in campo a festeggiare appena ho calciato». La rete della consapevolezza, insomma: «Sì, il nostro fu un uno-due devastante che ha tagliato le gambe alla Pro Patria a cui bastava un pareggio; con un solo gol di vantaggio e un uomo in meno si rischiava invece fino alla fine».

Cosa si prova in simili momenti? «Una sorta di liberazione, sensazioni che porterò sempre dentro di me, ma al di là del fatto personale, la cosa più bella che m'inorgoglisce maggiormente è avere regalato emozioni a tanta gente, visto che il mio legame con il Padova è particolare. Penso che l'affetto sia reciproco e che i tifosi abbiamo apprezzato quello che davo in campo». Tale circostanza è certificata dagli applausi e dai cori che gli vennero tributati qualche anno dopo quando, con la maglia del Cittadella, realizzò in un derby ancora una doppietta, questa volta però ai danni dei biancoscudati: «Una situazione a dir poco surreale, con incoraggiamenti prima e dopo la gara, nonostante due gol segnati alla mia ex squadra. Questo è il bello dello sport, ma purtroppo non capita spesso». Stavolta la Pro Patria non lotta per la promozione, ma occupa l'ultimo posto in classifica: «La gara non va però presa sottogamba, anche perché il momento poco fortunato non lo permette proprio. Da quello che leggo l'avversario non va dato per morto, è reduce da due pareggi dopo sconfitte di misura con le prime e sta dunque crescendo».

Come si esce dai momenti difficili? «Con i risultati e il lavoro, quella è l'unica strada, facendosi scivolare tutto addosso e pensando solo al campo, viste le pressioni della piazza. La squadra è nuova, è arrivata gente di qualità e può fare un campionato di vertice, ma rispetto alle altre ora è un pò indietro perché non è facile trovare un'identità, a maggiore motivo se i risultati non aiutano. Speriamo che il ritorno dei tifosi in un campo che ha regalato tanta gioia porti la giusta positività».