Fonte: Ildo Serantoni per La Gazzetta dello Sport


Oggi Giovanni Gardini diventa ufficialmente “Chief football administrator” dell’Inter. Curerà i rapporti con le istituzioni, sarà responsabile del mercato e della Pinetina.

Il papà, gentiluomo all’antica, lo avrebbe voluto notaio. E gli aveva tracciato il classico solco: liceo classico e poi università, facoltà di giurisprudenza. Ma, a cavallo degli anni Ottanta-Novanta del secolo passato, Giovanni Gardini aveva già deciso che cosa avrebbe fatto nella vita. Era irresistibilmente attratto da due passioni: il calcio e il giornalismo. Corrispondente da Padova della Gazzetta dello Sport, scriveva quasi ogni giorno sull’edizione del Triveneto (della quale l’indimenticabile Candido Cannavò mi aveva affidato la responsabilità) e, quando serviva, interveniva sulle pagine nazionali.

Umiltà e Precisione: Era un collaboratore ultrafidato: serio, riservato, preciso, puntuale, informato, non gli scappava una notizia. A laurea conseguita, congedatosi dalla Gazza, era andato a lavorare al Padova Calcio, con la consapevolezza di infliggere un grosso dispiacere al padre. Il quale, in un paio di occasioni in cui fui ospite in casa Gardini prima delle partite al glorioso “Appiani”, non mancò di esternarmi le sue perplessità sulla scelta sciagurata del figlio, ben sapendo di rivolgersi ala persona sbagliata. Il giovane Giovanni cominciò in umiltà dal gradino più basso, aiutante di campo del segretario di allora, Aurelio Scagnellato, detto Lello, che da calciatore era stato un terzinaccio, di quelli da gamba o pallone, del leggendario Padova del Paron Nereo Rocco, uno squadrone di rudi pedatori (ma non soltanto: c’erano anche Hamrin, Perani, Rosa, Brighenti) che per diversi anni aveva tenuto con autorevolezza la scena, tanto da chiudere al terzo posto il campionato ’57-’58 alle spalle di Juventus e Fiorentina.

Del Piero e Albertini: da quella scrivania in condominio nella vecchia sede sotto la tribuna dello stadio di Padova – sul cui prato, in quegli anni muovevano i primi passi giocatori del calibro di Del Piero, Albertini, Benarrivo e Di Livio – è partita la carriera del dirigente che da oggi, in un ruolo importante, completa l’organigramma dell’Inter. Un uomo gentile, di buone maniere che, tuttavia, sul lavoro, avendo annusato da giovane l’aria dell'”Appiani” non conosce mezze misure: proprio come Scagnellato e gli antichi gladiatori del Paròn.