Trascrizione: Stefano Volpe per Il Mattino


Nell’anno della cavalcata, del ritorno in B dopo la radiazione e dei tanti record, c’è un altro primato destinato a restare impresso nei libri di storia biancoscudati. Enrico Piovanello è il primo “millennial” ad aver esordito con la maglia del Padova in campionato. Dove “millennial” (e lo specifichiamo per chi “millennial” non lo è nemmeno da lontano) sta per nato negli anni 2000. Anche il Padova entra nel futuro e lo fa con lo sguardo timido e il sorriso sincero di questo “scricciolo” che ha compiuto 18 anni da meno di un mese, ma è stato capace di stregare al primo impatto Bisoli, fino a guadagnarsi l’esordio nella gara finale in un Euganeo pieno. “Ci sto pensando ancora adesso”, sussurra Piovanello. “Non mi sarei mai aspettato di esordire davanti a quasi 8mila persone, è stata un’emozione grandissima”. Anche perché la sua storia calcistica non è quella del predestinato. Anzi, è stata tutta una rincorsa, gradino dopo gradino. “Ho iniziato a giocare a 4 anni ad Albignasego (il mio paese) e dopo il fallimento della società sono andato al San Paolo fino al 2015 quando mi ha chiamato il Padova. La prima stagione in biancoscudato è stata con gli Allievi regionali di La Cagnina, un’annata discreta in cui ho giocato pure terzino”. Anche il ruolo, ai tempi dei “millennial”, rischia di essere precario. Piovanello ha fatto vedere le cose migliori nella Berretti da esterno d’attacco, ma Bisioli vede in lui un futuro da mezz’ala. E il diretto interessato che dice? “Il mio ruolo preferito è l’esterno offensivo, sono mancino mi piace correre, rientrare e tirare”. Dicevamo della sua scalata. La scorsa stagione ha sfiorato lo Scudetto Under 17 pur non essendo un titolare inamovibile. L’esplosione è arrivata in questo campionato: “Nella Berretti ho subito trovato una grande intesa con mister Centurioni che ringrazio perché è riuscito a darmi quel supporto e quella carica che non ho mai avuto”. Supporto, carica, fiducia. Non sono frasi fatte. Piovanello nella sua crescita calcistica e umana ha dovuto superare dei problemi fastidiosi. “Spesso, durante le partite, mi capitava di soffrire d’ansia. Praticamente una volta che andavo sotto sforzo in campo mi venivano dei crampi fortissimi alla pancia. A superare questo problema, nella scorsa stagione, mi ha aiutato tantissimo il fisioterapista Filippo Ranzato, che attraverso degli specifici massaggi all’addome mi ha permesso di farmi entrare in campo in maniera serena. Il problema non si è quasi più ripresentato, anche se domenica all’Euganeo ero parecchio agitato. Poi una volta in campo ho pensato solo a dare il massimo”. Come tutti i “millennial”, la sua vita è cambiata con un messaggio WhatsApp. “Era il 23 dicembre, mi scrive Mateos dicendo di andare ad allenarmi con la prima squadra. Ero entusiasta, è andato tutto bene al punto che il mister mi ha voluto in ritiro a Cesenatico. I compagni, dai vecchi ai giovani, mi hanno accolto in modo strepitoso. Bisoli mi aiuta molto e mi sprona quando sbaglio”. Genitori e amici che dicono? “Gli amici mi aiutano a scuola, frequento il terzo anno dell’istituto privato Ferraris e non è facile con i compiti. I genitori e mio fratello maggiore, oltre a spronarmi nello studio, mi stanno sempre vicino, portandomi agli allenamenti visto che non ho ancora la patente”. Adesso non vuol smettere di sognare: “Sarebbe un orgoglio rimanere a Padova in B, per me che sono sempre stato tifoso e andavo in Fattori. Ovviamente sogno di arrivare in A. L’annata del 2000 è strana, siamo nati tra tecnologia e mille svaghi diversi. Ma per me la felicità è sempre stata rappresentata da un pallone”. Due gli idoli: “Messi, il più forte della storia. Però amo anche il basket e mi piace un altro piccoletto, Allen Iverson. Seguo l’Nba e ho pronosticato una finale Houston-Boston”.