Estratto da fonte: Andrea Miola per IL GAZZETTINO


Ha vissuto una stimolante esperienza calcistica in India, è tornato in Italia e al suo primo impegno con la maglia del Forlì si troverà di fronte il Padova. Non poteva succedere altrimenti, tanto è forte il legame tra Davide Succi e la piazza biancoscudata, che gli ha riservato la standing ovation perfino quando, da avversario con la maglia del Cesena, ha violato la porta padovana. Più di così. «Al momento della firma con il Forlì – ammette l’interessato – non conoscevo ancora il calendario, ma sono contento di ritrovare il Padova e mi fa altrettanto piacere che stia andando bene. Di sicuro merita ben altre categorie». E le sue non sono parole di circostanza. «Reciprocamente ci siamo già detti di tutto e di più e naturalmente solo cose positive. Sono stato sostenuto e applaudito quando giocavo, quando ero in stampelle dopo l’infortunio, quando andavo in panchina e pure quando indossavo altre maglie. Questo è il bello del calcio». Ma Succi non si ferma qui. «In questa piazza sono successe tantissime cose e ho vissuto emozioni forti che non posso certo dimenticare. Bravo io a crearne i presupposti sul campo, grazie alla piazza, in ogni sua componente, per non avermi mai fatto mancare nulla. Tutto resterà sempre impresso nel mio cuore. Parliamo poi di una gran bella città e mi manca il fatto di non averci fatto una passeggiata da un po’ di tempo». Un’altra cosa in realtà gli manca. «Il fatto di non avere vinto, raggiungendo due volte i play off e sfiorando la serie A in finale».

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E tra Cesena e l’India, poteva esserci il Padova. «A gennaio 2016 c’è stato un approccio che poi non è andata oltre. Inutile dire che ero decisamente predisposto a questa soluzione, ma capisco benissimo la scelta della società e non c’è stato alcun problema. Un giocatore deve andare dove è voluto veramente».


Estratto da fonte: Francesco Cocchiglia per IL MATTINO


Pronunciare quel nome, alle nostre latitudini, suscita in alcuni un immediato brivido di piacere lungo la schiena. Quello tra Davide Succi e il Padova è infatti un rapporto che gli anni non potranno cancellare: è stato uno tra i giocatori più amati dell’ultimo ventennio, e ai suoi gol, 15 in 20 presenze nel 2010 prima dell’infortunio al tendine d’Achille, l’Euganeo ribolliva. Se poi pure il destino si mette a far rivivere le emozioni del passato, non c’è proprio modo di uscirne. Di ritorno dall’esperienza nel campionato indiano, l’attaccante bolognese, oggi 35enne, sta per cominciare la sua nuova avventura con il Forlì. Che domenica, guarda caso, partirà proprio contro i biancoscudati. «Magari è proprio un segno del destino», le parole del “Cigno”. «Non seguo più da vicino il Padova, ma i numeri dicono che sta facendo bene. Ho sempre un grandissimo ricordo, forse legato ad un altro Padova che con quello attuale c’entra poco, ma di certo conservo nel cuore la piazza e la sua gente. Magari tra cinquant’anni, quando non giocherò più, sarà ancora più bello ricordare certi momenti». Se le diciamo Padova, qual è la prima cosa che le viene in mente? «L’eccesso assoluto, da entrambi i punti di vista. Vi ho fatto i sei mesi migliori della mia carriera, e subito dopo l’anno più nero: forse sono state queste emozioni fortissime a lasciare il segno nei tifosi, e al sottoscritto il ricordo di una città che mi ha fatto sentire a casa. Poi arrivò l’infortunio di Novara, il calvario e la lunga risalita. Ho sempre pensato che senza tutti quegli infortuni, con El Shaarawy, Vantaggiato e Di Gennaro, in Serie A ci saremmo andati». Un anno fa sembrava tutto ok per il suo terzo ritorno. «La proposta era concreta, lo ammetto, per me Padova era un nervo scoperto e sarei tornato più che volentieri. Ma poi la società preferì andare su altre strade, e io accettai la decisione».

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Adesso il Forlì: pare proprio che la sua priorità fosse tornare a casa. «Me lo sono sentito dire tante volte, ma in realtà non è stato così. Mi aveva cercato il Trapani, e da mister Calori sarei tornato di corsa, eppure il Forlì è stato il club che mi ha voluto di più, e vista anche la mia età ho preferito andare dove si potesse costruire qualcosa. Adesso dipende da noi, perché se non ci salviamo salta per aria ogni progetto, ma le sfide mi sono sempre piaciute». A cominciare, quindi, da domenica… «Sono pronto, e se il mister vorrà ci sarò. Contro il Padova non partiamo favoriti, ma non sono i nomi e le corazzate a fare la differenza. Sarei felicissimo se vincesse il campionato, ma domenica il Forlì giocherà per il successo. Sarà il campo a dare la sentenza».