DANIEL CAPPELLETTI intervistato da CALCIO PADOVA TV:

“Sono Daniel Cappelletti ho 25 anni. Il primo ricordo legato al calcio è sicuramente il primo allenamento, con la scuola calcio del San Paolo, squadra della mia città (Cantù). Ricordo benissimo un’azione che avevo fatto portando la palla e l’allenatore che mi gridava “Girati!” ma io invece che cambiar direzione portavo la palla e giravo in tondo però mi piaceva scartare eccetera e avevo fatto anche un gol nella mia prima partitella! Non ho sempre fatto difensore, anzi questo è un po’ un mio cruccio: io nella mia carriera, soprattutto nelle giovanili, non ho mai avuto un ruolo ben definito.

Ho fatto 4 anni di settore giovanile nel calcio Como e lì facevo l’esterno, lì inizialmente si giocava a 9 (quindi con un esterno solo), poi a 11 giocavo terzino. Poi dopo il fallimento del Como son tornato a giocare al Cantu’ San Paolo e lì facevo veramente di tutto, dall’esterno a mezz’ala a centrocampista ad attaccante, tanto è vero che l’anno che poi son passato in prima squadra, in Eccellenza, saltando completamente la Juniores, ho iniziato trequartista e in questo momento non sarei qui se non avessi iniziato a giocare trequartista perché la prime due giornate ho fatto subito 2 goal ed ero un anno sotto l’under, che quell’anno lì era 90 e io sono 91. Così ho cominciato subito benissimo e un po’ di squadre hanno iniziato a seguirmi: ero andato a provare anche con la Primavera del Milan a Milanello. Non avevo un ruolo ben definito, poi son finito dall’altra parte dell’Italia, a Palermo che è l’unica squadra che si è fatta avanti concretamente e mi ha offerto un contratto e io mi sono catapultato in un sogno, avevo sempre sognato di fare il calciatore però, non che non ci sperassi più, ma ormai ero grandicello avevo 17 anni frequentavo il liceo lì a Cantù e non pensavo potesse succedermi da una settimana di allenamenti nel campo sotto casa, alla settimana dopo ad allenarmi con gente del calibro di Miccoli, Cavani, Pastore; è stato un bel salto!

Ho capito che questo sarebbe potuto diventare il mio lavoro non so precisamente quando, forse quando sono andato via di casa, così giovane con un contratto, però non lo percepisci come un contratto di lavoro, perché vai a fare la cosa che ti piace. Mi sembrava più un sogno! Poi con l’iniziare a giocare, ho fatto un anno e mezzo di Primavera.. il salto dalla Primavera alla prima squadra comunque è una cosa abbastanza grossa e difficile per la realtà italiana: un sacco di gente con cui giocavo in Primavera al Palermo adesso non vive più di calcio. Lì probabilmente l’anno dopo la Primavera, che son venuto qua al Padova, ho capito che avrei potuto fare questo lavoro anche se i dubbi un po’ mi rimanevano perché sei sempre un po’ sul filo del rasoio, è facile fare una stagione bene poi per una serie di cose, un infortunio, una stagione che va meno bene ritrovarsi dalle stelle alle stalle e poi non riuscir a far più della propria passione il proprio lavoro, è così! L’ho capito con certezza quando ho cominciato a giocare con continuità nel Sud Tirol, dopo 2 stagioni in serie B (giocando poco), lì mi ricordo che appena ho iniziato a calcare il campo con continuità e a vivere il calcio ho iniziato a pensare: ” Forse posso farlo, e farlo bene… arrivare da qualche parte”.

Arrivo qui dopo parecchie esperienze rispetto a 6 anni fa, 2010/11, ho un bagaglio di esperienze molto più fornito, so anche meglio qual è il mio ruolo in campo, la mia posizione. La città è sempre quella, sempre bellissima infatti mia moglie era contentissima che tornassimo qui! Il centro è stupendo coi portici, le piazze… Per quanto riguarda il Calcio Padova io ho vissuto un momento del calcio dove c’erano molti più soldi, c’era gente che investiva di più, non c’erano regolamenti, salary cap, cose del genere, era il penultimo anno di Cestaro, quindi c’erano ancora giocatori che avevano contratti veramente importanti, era un po’ diverso. Adesso vivere la realtà del Padova, che è una società giovane, nuova, nata 3 anni fa e fa un campionato professionistico per la seconda volta, con l’esperienza che ho avuto il confronto è senz’altro positivo perché la Società è seria, si cerca di fare le cose a modo, senza fare il passo più lungo della gamba, e ho avuto modo di stare in altre società che seguono questi valori come il Cittadella, che è qua vicino e che è famosa per questa gestione abbastanza controllata e senza sperperare i soldi, o anche il Sud Tirol. Quindi penso che la Società stia ponendo delle basi importanti per crescere perché come c’è bisogno di lavorare e crescere in campo, c’è bisogno anche fuori perché queste cose aiutano i giocatori in campo ad esprimersi meglio e solo così si possono raccogliere dei risultati e guardare avanti ad un futuro migliore, anche per i tifosi!

L’esperienza del campionato dell’anno scorso è stata sicuramente bella e importante che mi porterò dietro e mi ha fatto capire che tutti sono importanti e fondamentali per la causa perché io stesso ho dovuto masticare bocconi molto duri e spesso amari però alla fine anche io ho portato il mio contributo e penso che se abbiamo vinto alla fine un pochino è anche per merito mio, anche se riguardandomi indietro tante volte era veramente dura sopportare alcune sofferenze di non giocare. La cosa più importante è l’essere uniti e chiunque anche se gioca un minuto, 2, 10, 15 può dare un piccolo contributo alla squadra, anche senza giocare mai se si allena bene chiunque può aiutare a migliorare la squadra e far sì che i risultati in campo siano quelli che tutti vogliono.

Quando ero bambino sono sempre stato Milanista e nonostante non avessi un ruolo ben definito io avevo il muro tappezzato di poster di Gattuso, era il mio idolo incontrastato avevo la sua autobiografia, alcuni libri, ero veramente impazzito: tenevo la sua figurina come santino nel portafoglio! Mi dava una carica vederlo giocare, per me era l’emblema della passione, l’esempio di quello che voleva dire il lavoro applicato che l’ha portato dove è arrivato, ha vinto Champions, Campionati, Campionato del Mondo, il mio sogno era quello di un giorno giocare contro di lui o al suo fianco quindi vi lascio immaginare quando sono andato a provare a Milanello alla Primavera del Milan quello che ho provato a trovarmi dove sapevo che anche lui si allenava, pazzesco!

Io ho fatto una panchina in serie A e sono stato convocato poi alla giornata dopo in un periodo in cui avevano bisogno e poi ero anche comunque abbastanza considerato da Delio Rossi, allenatore del Palermo all’epoca, e una delle partite dopo era proprio col Milan e c’era anche Gattuso e io ho tanto sperato di essere convocato e di vederlo anche solo dalla panchina invece purtroppo non è andata bene!

Mi piace tantissimo cucinare, son proprio appassionato. Ho studiato fino a poco tempo fa , cioè sono riuscito a dare l’ultimo esame prima della tesi di laurea, adesso devo preparare la Tesi ma visto che mi si è alleggerito tantissimo il carico di studio ora posso sbizzarrirmi ai fornelli e mi piace veramente tanto infatti ogni tanto organizzo anche qualche cenetta coi compagni e le ragazze: anche perché ogni tanto posto qualche foto su instagram arrivo al campo e mi dicono “Cappe devastante quel risottino!” e io “Dai ve lo farò assaggiare!”; si se volete seguirmi su instagram sono @danielcappelletti25 i like son sempre apprezzati! Studio Mediazione Linguistica alla statale di Milano, pensavo di fare la tesi sulla differenza tra il calcio italiano e il calcio inglese, quindi la differenza di cultura che porta a un modo diverso anche di giocare a calcio.

Fra 10 anno avrò 35 anni quindi spero di giocare ancora a calcio e il sogno è sempre quello di arrivare in serie A, ho fatto solo una panchina col Palermo dove ho solo potuto annusare il profumo della Serie A, ma non esordire! Anche se mi sento vecchierello: arrivano dei ragazzini che veramente hanno 10 anni meno di me! Però il sogno e sempre quello, e magari anche vestire la maglia della Nazionale!

La felicità per me è correre su un campo di calcio con un pallone in una giornata di sole!”