Fonte: Francesco Cocchiglia per IL MATTINO DI PADOVA


L’infortunio al menisco è finalmente dimenticato. E dopo oltre un mese di assenza, dopo il ko e l’intervento al ginocchio, il capitano del Padova è pronto per tornare. Marco Cunico sabato con il Pavia sarà di nuovo a disposizione di mister Pillon. «Adesso posso dirlo, è arrivato il momento», annuncia il capitano biancoscudato. «E sono molto contento. Non abbiamo voluto forzare i tempi: avrei potuto essere a disposizione già per la gara di Mantova, ma abbiamo preferito riprendere a pieno regime solo questa settimana. Penso che ora sia arrivato il momento giusto, speriamo che non ci siano contrattempi». Torna proprio per la gara più importante… «Ci aspetta un test tanto bello quanto fondamentale: se battiamo il Pavia, diamo definitivamente il segnale che ce la possiamo giocare per i playoff, qualcosa che fino a qualche settimana fa sarebbe sembrato assurdo. Ma ora c’è la consapevolezza che si può fare».

Cunico ci crede? «Penso che avremo buone possibilità se non perderemo terreno dal quarto posto nelle prossime tre gare: se passiamo con risultati positivi Pavia, Pordenone e Cremonese, poi avremo qualche gara sulla carta abbordabile per poterci avvicinare. La gara di sabato può avere un significato importante per la nostra stagione, ma io ho buone sensazioni, perché a Mantova abbiamo giocato con autorevolezza, e perché percepisco un entusiasmo che qualche settimana fa non c’era». Le classiche “sliding doors”: da Pavia a Pavia, il campionato del Padova è cambiato del tutto. «La partita di andata è stata la più amara di tutta la stagione: oltre alla sconfitta, ci fu uno strascico pesante causato da un’altra vicenda (il famigerato “caso Amirante”, che portò alla messa in discussione del direttore sportivo De Poli, ndr), che ci portammo dietro per tutta la settimana. Un girone più tardi, la classifica è diversa, e noi con essa: adesso siamo sereni, ma questo non ci deve togliere la voglia di provare ad aggrapparci a qualcosa di ancora più importante».

Cos’è cambiato, un girone più tardi? «Innanzitutto la continuità di risultati. Basta guardare i numeri, siamo la squadra che ha pareggiato più di tutte le altre, e questo significa che siamo tosti, quadrati, che abbiamo acquisito una fisionomia. C’era da migliorare la proposizione, c’era da pareggiare meno e vincere di più: a Mantova ci siamo riusciti, e la strada è quella giusta». Della squadra, invece, cosa le dà fiducia per il finale di stagione? «In questo ultimo mese sono stato costretto a vedere le partite dalla tribuna, e questo mi ha permesso di notare che ora il Padova gioca davvero da squadra. Si muove tutto insieme, e questa è una sensazione che ho percepito proprio da fuori. E poi abbiamo cominciato a fare risultato anche lontano dall’Euganeo: per noi è sempre stato più facile fare punti tra le mura amiche, ma sono i risultati esterni che ci hanno fatto fare il definitivo salto di qualità». Da pochi giorni ha compiuto 38 anni, nei quali ha segnato e vinto tanto. Ha ancora un sogno nel cassetto? «Sì, ed è molto immediato. Sogno di poter essere decisivo, e di esserlo davvero, in questo rush finale della stagione. Ma questo non significa per forza segnare gol: voglio fare qualcosa che lasci un piccolo segno, e quindi regalare qualcosa alla squadra e ai tifosi».