Estratto Fonte: Pierpaolo Spettoli per IL GAZZETTINO


Un anno vissuto tra campo e scrivania. È quello che si è appena messo alle spalle Marco Cunico, leader dei biancoscudati fino al termine del passato campionato quando ha deciso di appendere le scarpe al chiodo per intraprendere la carriera di dirigente, diventando il braccio destro del diggì Zamuner. Un nuovo percorso professionale che l’ex capitano sta affrontando con la grande professionalità e dedizione che lo hanno contraddistinto anche sul rettangolo di gioco, e che a fine novembre ha arricchito con un ulteriore tassello ottenendo a Coverciano la qualifica di direttore sportivo. Cunico, come ha vissuto il cambiamento? «Sono passaggi della vita lavorativa. Quando giochi ti dicono sempre di continuare più che puoi perché le emozioni che ti dà il campo non le ritrovi in nessun altro lavoro. Anche per me è stato un cambiamento netto, ma non radicale perché ho avuto la possibilità di restare nel mondo del calcio e per questo devo ringraziare la società biancoscudata, alla quale mi sento molto legato». Poi aggiunge: «Sono comunque sempre di corsa per cercare di vedere, capire e fare cose nuove, per cui non ho molto tempo per riflettere su ciò che è stato il passato. Sono concentrato e motivato a imparare il più possibile per accrescere il mio bagaglio professionale, facendo sempre un passo alla volta. Sono contento e orgoglioso di fare parte di questa dirigenza».

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Oggi vede il Padova con gli occhi da dirigente e non più con quelli da calciatore. Che idea si è fatto? «Sempre la stessa, ossia di una società forte che sa quello che vuole e che cammina con le proprie gambe senza fare mai il passo troppo lungo. Abbiamo imprenditori solidi e capaci sul piano sportivo e morale. Quello che hanno fatto il presidente Giuseppe Bergamin e l’amministratore delegato Roberto Bonetto è davvero qualcosa d’importante». Passando alle questioni di campo, la squadra si è resa protagonista di una grande cavalcata da metà ottobre in avanti tanto da risalire al terzo posto, in scia a Venezia e Pordenone. Cosa può fare la differenza nel girone di ritorno? «Senza dubbio la capacità di restare agganciati al gruppo di testa fino a marzo-aprile, quando ci sarà la volata finale. Questo è un campionato molto equilibrato, e non credo che qualche compagine sarà in grado di scappare via. Poi naturalmente serve avere qualità, oltre a una condizione fisica ottimale. Il Padova può crederci».