Fonte: Stefano Edel per IL MATTINO DI PADOVA


Ci eravamo tanto amati e ora ci lasciamo perché non andiamo più d’accordo sulle strategie da seguire? In estrema sintesi, il dubbio sulla fine anticipata del sodalizio, calcistico e finanziario, tra Giuseppe Bergamin e Roberto Bonetto al vertice del Calcio Padova, paventata da una tv privata, ha contrassegnato l’intera giornata di ieri, scatenando reazioni e commenti preoccupati sui social network e negli ambienti del tifo biancoscudato. Sino a quando, a metà pomeriggio, l’a.d. di viale Rocco ha smentito qualsiasi ipotesi di abbandono: «La famiglia Bonetto e il suo socio in Thema Moreno Beccaro non hanno intenzione di mollare», le sue parole. «Nessuna uscita di scena al 30 giugno, ma rapporto con Bergamin improntato sul rispetto reciproco».
L’annuncio di Tv 7 Triveneta. Riavvolgiamo il nastro, posizionandolo a quanto accaduto lunedì sera, a “Tuttincampo spogliatoi”, su Tv 7 Triveneta, quando Giorgio Borile ha spiazzato l’uditorio con un annuncio-choc: «La famiglia Bonetto ha già un accordo verbale con Bepi Bergamin e lascerà il Padova il 30 giugno, non prima di aver rispettato ogni impegno economico stipulato fino a tale data». Pochi minuti dopo, lo stesso Roberto Bonetto è intervenuto telefonicamente. «Hai detto delle cose fuorvianti, che sono fuori della realtà», la sua stizzita replica al conduttore. «Mi stupisco che in un momento come questo, con la squadra in piena lotta per i playoff, andiamo a creare dei rumours. Non esiste, non sta né in cielo né in terra. Questa è una “bufala”, chi ti ha dato la dritta si è sbagliato di grosso, anche perché io davanti al sindaco Bitonci ho promesso insieme a Bergamin che il nostro è intanto un progetto triennale. Se poi lungo la strada ci fossero delle incomprensioni tra la famiglia Bonetto e la famiglia Bergamin, sicuramente laveremmo i panni sporchi tra di noi e soprattutto il Padova non resterebbe in braghe di tela, perché il Padova sarà  sempre tutelato da Bonetto o da Bergamin. Non sono qua per business, e sia chiaro che il Padova non ha problemi economici, tanto che la Covisoc ci ha detto che siamo l’unica società che paga mensilmente gli stipendi e una delle poche in ordine in Lega Pro».
L’incontro. Ovviamente, ieri non si è parlato d’altro. E fra i tifosi e gli addetti ai lavori è rimbalzata una sola domanda: ma davverola B&B (dalle iniziali dei personaggi coinvolti, ndr) è vicina a dividersi, a poco più di un anno e mezzo dalla (ri)fondazione del Padova, costretto a ripartire dai dilettanti dopo la sciagurata gestione Penocchio-Cestaro? Non è stata una mattinata semplice per i due imprenditori dell’Alta, attorno ai quali siono raccolti, strada facendo, altri tre industriali (Poliero, Salot e Tosetto), presi entrambi dai propri impegni ma bersaglio di numerose, eppure necessarie, richieste di chiarimento. Alla fine, in sede all’Euganeo, nel primo pomeriggio Bergamin e Bonetto si sono confrontati direttamente.
Il presidente si è limitato ad un solo commento: «Che bisogno c’è di puntualizzare? Non è successo nulla…». E l’a.d. ha aggiunto: «Che tra il sottoscritto e Bepi esistano visioni diverse, è normale. Ma questo avviene in ogni famiglia: si discute, si litiga, e poi si trova la quadra, come suol dirsi. Abbiamo un obiettivo comune: un patto triennale per provare a raggiungere la SerieB. Non ho alcuna intenzione, insieme a mio figlio Edoardo e a Beccaro, di derogare da tale impegno, ripeto».
Il Cda e la semestrale. Tanto rumore per nulla, allora? Sembrerebbe di sì, ma in una fase così importante della stagione è doveroso fare dei “distinguo”: 1) l’aspetto sportivo (leggasi squadra) deve prescindere da quello imprenditoriale (la conduzione del club), anzi è bene che le due realtà vivano davvero di un’autonomia propria, pur sotto lo stesso cappello; 2) solo uniti si può sperare di arrivare a centrare un traguardo (i playoff) impensabile sino ad un mese fa; 3) le discussioni fra i soci (che ci sono, e sono spesso aspre, come si è visto anche in passato) fanno parte di quel processo di crescita di una realtà che, proprio perché si chiama Padova, attira su di sè attenzioni e interessi superiori a tante altre. Intanto, per domani alle 13, in sede, è convocato il Consiglio d’amministrazione: all’ordine del giorno l’approvazione della relazione finanziaria semestrale. Il bilancio si chiuderà in passivo (perdite sotto i 2 milioni di euro). E a Padova e dintorni non è che trovi industriali pronti a dare una mano per il calcio, questo va detto e ripetuto sino alla noia. Mai dimenticarlo.
PADOVA. Sono cinque oggi i soci del Calcio Padova, ma in realtà l’azionista di maggioranza è Giuseppe Bergamin. Perché, dopo l’ingresso di Massimo Poliero, Giampaolo Salot e Walter Tosetto, che si sono aggiunti ai due fondatori del club, il pacchetto azionario, prima in mano al titolare della “Sunglass” di Villafranca e al proprietario della Thema di Piazzola sul Brenta, è stato suddiviso in cinque parti: Bergamin e Bonetto hanno il 30% a testa, agli altri tre il 40% rimanente. La quota di Tosetto, titolare dell’omonima azienda di carni di Campo San Martino, è stata, però, garantita dallo stesso patron, il quale detiene così il 42% delle azioni, pur avendo l’amico in Cda come consigliere. Del Consiglio d’amministrazione
fanno parte anche Edoardo Bonetto (vice-presidente), Moreno Beccaro (socio di Bonetto nella Thema), Marco Bergamin (figlio di Bepi), Sandro Vecchiato (sponsor con Birra Antoniana) e Roberto Vitulo (responsabile amministrativo della Sunglass).