Estratto Fonte:  IL GAZZETTINO


Oltre ad avere sancito il ritorno alla vittoria con tanto di quarto posto in classifica, un altro aspetto positivo della sfida con il Sudtirol è che il Padova ha restituito l’imbattibilità a Giacomo Bindi. Non accadeva da sei partite di mantenere la porta inviolata, striscia nella quale i biancoscudati avevano preso qualche sigillo di troppo (anche viziato magari da qualche svista arbitrale come con Pordenone e Ancona) peggiorando un po’ la media del comportamento difensivo che si era distinto in precedenza come uno dei migliori del campionato. Il tutto comunque compensato da un trend realizzativo crescente, tanto che attualmente la squadra vanta il terzo migliore attacco con 28 sigilli. «Quando non si prende gol il portiere è più tranquillo – esordisce Bindi – Quando lo incassi c’è sempre da analizzare il motivo per cui l’hai preso: ti devi sempre mettere in discussione se vuoi crescere. A lungo andare l’aspetto difensivo è importante perché tutte le compagini che riescono a stare nelle zone alte della classifica vantano una buona difesa, non intesa solo come reparto, ma come compattezza di squadra. Poi naturalmente ci deve essere anche una buona propensione in fase realizzativa, ed è proprio il rapporto equilibrato tra gol fatti e subiti che ti consente di ottenere ottimi risultati».

[…]«Lumezzane è la prima di tre partite fondamentali nelle quali dobbiamo raccogliere il più possibile, dato che poi c’è la sosta e si tireranno le prime somme. Ci possiamo mettere in una posizione ottima, per poi alla ripresa del campionato ricominciare con ancora più voglia di migliorare il nostro percorso». Passando alle questioni personali, non manca una curiosità in chiave extracalcistica: le manca un esame, più la tesi, per laurearsi in Psicoeconomia. «E’ una facoltà online, per cui non devo seguire le lezioni, ma gli esami si danno in sedi che vengono stabilite. Quando ho iniziato sei anni fa era difficile vedere la fine, adesso invece sono soddisfatto perché mi manca poco e ho dimostrato di avere grande costanza nello studio come nel lavoro. Mi sono organizzato la giornata per conciliare le due cose: al mattino studio un paio d’ore, poi vado ad allenamento, e al ritorno a casa studio ancora. Cosa voglio fare quando smetterò di giocare? Dirlo ora è difficile, anche se mi piacerebbe intraprendere un percorso professionale che esula un po’ da quello sportivo».